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28 dicembre 2013

Joseph Roth - L'incantatore/ Der Zauberer


«Otto prose inedite in Italia. Otto “personaggi in cerca d’autore” che escono dalla penna di Joseph Roth come altrettante miniature fantastiche. Effimeri protagonisti di un’epica marginale e sofferta, comparse di un mondo sconvolto dalla guerra. Clowns e camerieri alle prese col carovita, fantasmi, maghi, fotografi come negromanti, un luogo di villeggiatura stregato dall’aria di ottobre, donne inghiottite dalle mode alle quali hanno irrimediabilmente svenduto la propria femminilità, viandanti stanchi del clamore e del vuoto incontrati in viaggio, che ora siedono malinconici e traditi a un angolo di strada.
È una poesia sull’orlo del naufragio quella che Roth tenta di raccogliere nei suoi ritratti, un lirismo tascabile ad uso dei poveri diavoli come lui. Impossibile non scorgervi tutto l’incanto che si accompagna alla Kindheit, epoca struggente quanto inafferrabile, cui ognuno sempre torna nel tentativo di salvare se stesso dai rovesci della vita. Quest’affinità con uno dei principali nuclei narrativi sviluppati dalla letteratura tedesca del primo Novecento e non solo, rende certi spunti di Roth straordinariamente vicini alle pagine dell’infanzia benjaminiana e ci rivela più di una somiglianza con diverse sequenze cinematografiche che da Chaplin arrivano a Wim Wenders».

(Di Claudia Ciardi)


Joseph Roth,
L'incantatore e altre prose,
a cura di Claudia Ciardi,
traduzione di Claudia Ciardi e Katharina Majer,
Via del Vento edizioni,
ottobre 2013,
ISBN 978-88-6226-073-2
Euro 4,00

Scheda del libro/ Book snippet






 

Contiene/ Table of content:
Ragazzo
Clown
Parata di un fantasma
Vecchie e nuove fotografie
I manichini
Ottobre
L'incantatore
A un angolo di strada

Collection/ collana Ocra gialla



Amedeo Anelli, «Il Cittadino», quotidiano di Lodi, 5 - 12 - 2013


«Quasi mezzo anno fa un clown morì in un circo berlinese, poco prima che mettesse piede nell’arena. Al clown era venuto un colpo. I giornali diedero un falso titolo alla sua morte: «La morte sul palco».
Poi il mondo venne a sapere che il clown si era preso cura di un anziano padre, di una moglie e due bambini, e che era stato un cittadino molto onesto. Il suo numero principale consisteva nel fatto che, da quindici anni, sera dopo sera, giacesse supino sul pavimento, mentre una domatrice finemente vestita lasciava camminare un grande orso dal collare sul suo corpo. Dunque lui era appunto un pretesto per il cimento dell’orso.
Che orso geniale! – esclamava la gente, quando vedeva che non accadeva nulla al clown. – Che sciocco clown! – avrebbero detto se il Signor Orso lo avesse schiacciato.
Per metà vita i clowns devono meditare su una nuova variante ridicola del loro frack e, nonostante ciò, non divengono immortali. In dieci anni si può aver scritto una nuova Odissea e per migliaia esser rimandati in seconda elementare. Il clown è piuttosto un accessorio da pausa. Di fatto esiste allo stato di un suono di campanello e di un rullo di tamburo».

From the book: Clown


«Avvenire», 24 - 12 - 2013







Links:

Il blog «Polonia mon amour» a cura di Paolo Morawski segnala le pubblicazioni di Via del Vento

Scheda su Wuz.it

Che gran cronista quel santo bevitore di Joseph Roth, Daniele Abbiati, «Il Giornale», 4 dicembre 2013

Circus Black Hills, 1914, Ohio 
The Circus Society ©


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