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18 marzo 2014

Prova d'orchestra




Titolo: Prova d'orchestra
Un film di Federico Fellini
Con Clara Colosimo, Umberto Zuanelli, Balduin Baas, Giovanni Javarone, Claudio Ciocca
Genere: Commedia
Durata: 70 min.
Italia, 1979



Un auditorium settecentesco dentro un convento sconsacrato. Dell’antico prestigio non vi è più alcuna traccia. Un gruppo di orchestrali raccogliticcio e caciarone si aggira tra arredi impolverati e mura pericolanti. Minacciato da una ristrutturazione dell’organico, il sodalizio umano e strumentale comincia a steccare e l'architettura vacilla. A ristabilire l’armonia ci prova un direttore d’orchestra tedesco che, di fronte alle difficoltà del compito, si mette a ricordare i tempi in cui tra maestro e musicisti c’era un rapporto profondamente empatico.
La situazione produce una clamorosa stonatura. Sregolatezza e indisciplina regnano sovrane e fan da cornice a scene di gruppo, in un crescendo da bolgia dei diseredati. Ogni suonatore sta aggrappato al proprio strumento come a un relitto e, qualche istante prima del naufragio, affida a poche confuse battute l’esperienza di una vita. Quando l’anziano custode chiama il maestro per riprendere le prove, il caos si è ormai sostituito all’ordine. Al buio, scortato da un traballante candeliere, il maestro entra in un salone completamente messo a soqquadro, dove la furia del baccanale è ormai all'apice. Tra volti spiritati, mentre risuonano colpi sempre più cupi e l’intonaco cade, ricoprendo tutto di una polvere sottile e inarrestabile, al grido di «a morte il direttore», fa il suo ingresso un gigantesco metronomo, feticcio che scandisce il 'nuovo ritmo' attraverso cui s’intende sostituire l’autorità umana. Ma neppure questo tempo artificialmente ed estemporaneamente ricomposto è destinato a durare. Una sfera enorme, surreale rappresentazione di una pendola che irrompe sulla scena come un ariete, abbatte le pareti della sala e mette fine al disordine, frantumando e disperdendo il tempo soggettivo della rivolta. Attoniti e ammutoliti gli orchestrali brancolano in mezzo alle macerie in cerca dei loro strumenti. Il momentaneo vuoto di potere e lo stordimento causato dalla distruzione permettono al direttore di recuperare la propria posizione dominante. «Voi siete musicisti e siete qui per suonare». Tutto ricomincia nella convinzione che ognuno debba onorare il proprio ruolo se non si vogliono creare strappi violenti, e quindi lo sfaldamento dell’intera collettività.
Eterno dilemma dell’uomo: ribellarsi o aggrapparsi alle risicate e spesso illusorie sicurezze con cui chi lo governa tenta da sempre di adescarlo? In questa geniale e attualissima “prova” felliniana ci sono tutti gli ingredienti di una allegoria sociale che dal teatro antico al rinascimento, fino all’esperienza delle moderne dittature, non ha mai smesso di interrogarci.


(Di Claudia Ciardi, dicembre 2011)




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