Pagine

11 agosto 2014

Esperienza e storia




«Il giocattolo è una materializzazione della storicità contenuta negli oggetti, che esso riesce a estrarre attraverso una particolare manipolazione. Mentre, infatti, il valore e il significato dell’oggetto antico e del documento è funzione della loro antichità, cioè del loro presentificare e rendere tangibile un passato più o meno remoto, il giocattolo, smembrando e travisando il passato ovvero miniaturizzando il presente – giocando, cioè, tanto sulla diacronia che sulla sincronia – presentifica e rende tangibile la temporalità umana in sé, il puro scarto differenziale fra “l’un tempo” e l’ “ora non più”.

Visto in questa luce, il giocattolo presenta qualche analogia col bricolage, di cui Lévi-Strauss, in alcune pagine ormai classiche, si serve per illustrare il procedimento del pensiero mitico. Come il bricolge, anche il giocattolo si serve di “briciole” e di “pezzi” appartenenti ad altri insiemi strutturali (o, comunque, di insiemi strutturali modificati) e anche il giocattolo trasforma così antichi significati in significanti, e viceversa. […]
La miniaturizzazione appare qui non tanto come ciò che permette di conoscere il tutto prima delle parti e di vincere, afferrandolo in un colpo d’occhio, ciò che c’è di temibile nell’oggetto (La poupée de l’enfant n’est plus un adversaire, un rival ou même un interlocuteur…), quando come ciò che permette di cogliere e di godere la pura temporalità contenuta nell’oggetto. La miniaturizzazione è, cioè, la cifra della storia. Così non è tanto il bricoleur, quanto il collezionista a presentarsi naturalmente come figura contigua al giocatore. Poiché, così come si collezionano oggetti antichi, si collezionano miniature di oggetti. Ma, in entrambi i casi, il collezionista estrae l’oggetto dalla sua distanza diacronica o dalla sua sincronica vicinanza e lo coglie nella remota prossimità della storia, in quella che, parafrasando una definizione di Benjamin, si potrebbe definire “une citation à l’ordre du jour” nell’ultimo giorno della storia».

Giorgio Agamben, Infanzia e storia. Distruzione dell'esperienza e origine della storia, Einaudi, 1978

***********

Cari amici riprenderemo a scrivere il prossimo settembre. Grazie a tutti.

Liebe Freundinnen und Freunde werden wir wieder schreiben im kommenden September. Vielen Dank an alle.

Dear friends, we will resume writing in September. Thanks to all.

2 commenti:

  1. Avviso ai frequentatori di Caffè d'Europa.
    Desidero annunciare a tutti che l'aggiornamento della pagina sarà sospeso fino al prossimo 30 settembre, quando riprenderanno le pubblicazioni sul blog. Una breve pausa per riposare ma soprattutto continuare a raccogliere idee. Sono stati mesi di esperienze importanti, letture e scritture utilissime a maturare una riflessione sulle tante cose che stanno accadendo, o almeno provare a farlo.

    Ringrazio tutti i lettori che mi seguono con attenzione, curiosità e costanza. L'invito è a commentare, intervenire, condividere sempre di più i miei spazi.

    Esprimo riconoscenza anche a quel paio di visitatori ballerini, i visibili-invisibili, impegnati da mane a sera a controllare i profili altrui (ma vi pagano almeno?), i quali con invidiabile assiduità entrano e escono dalla pagina. Grazie di cuore, senza questo mal di mare che accompagna quasi ogni mio post, non sarebbe la stessa cosa. Tuttavia, per la vostra salute mentale, mi auguro troviate una nuova occupazione.

    Infine, ho pensato di riproporre alcuni miei articoli e recensioni in uno spazio del blog creato ad hoc, liberamente accessibile qui:
    http://margininversi.blogspot.it/p/libri-recensiti.html
    È un modo per tornare a diffondere alcuni contenuti, altrimenti destinati solo a giacere in archivio. Vi esorto a utilizzare questi materiali, sperando che in più di un caso siano uno spunto per iniziare una lettura o un percorso di studio.
    A presto

    RispondiElimina
  2. Riportiamo un'attenta considerazione di Marco Fantozzi, amico e lettore sensibile, sviluppata dalle parole di Giorgio Agamben:

    Il giocattolo in qualche modo è un Archetipo, se come scrive Agamben è "Una materializzazione della storia contenuta negli oggetti". Visto che anche noi siamo materia troviamo già una specificità tra noi e l'oggetto.
    Si parla di "Antichità" ecco che viene dato più valore al paragone "giocattolo-archetipo".
    Se poi il giocattolo si serve di briciole anche queste possono essere viste come briciole di storia, di momenti nel tempo ripetuti e che oggi in qualche modo ci appartengono? Sia come tempi di svago sia come tempi di una nostra identità che viene da lontano nel tempo?
    La parte "temibile" dell'oggetto può far parte delle nostre paure è la parte del nostro inconscio, è il nostro entroterra, è parte della nostra vita vissuta e anche storica.
    La "miniaturizzazione" forse è quella parte del nostro essere che non vuole crescere, non vuole evolvere, vuol rimanere bambino?
    Il "collezionista" è anche colui che vuole o vive di ricordi, che non sono sempre belli, ma i ricordi sono legati alla sua vita, vita vissuta oggi ma anche tanto tempo fa e piacciono questi ricordi perché fanno parte della vita di tutti noi.


    RispondiElimina