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30 dicembre 2016

Dal taccuino giapponese


Circa dal gennaio 2014 ho iniziato a disegnare montagne. Per la maggioranza schizzi ma pure rese più elaborate che talora sviluppano l’idea tracciata in velocità su carta durante alcune escursioni. Luoghi non solo attraversati fisicamente ma soprattutto dialoganti con la mia sensibilità, nei quali si è sedimentata larga parte del mio immaginario.
Questa galleria di disegni rientra in una raccolta abbastanza recente, detta il “taccuino giapponese” per le sue suggestioni orientali, cui del resto il tema della montagna si mostra particolarmente incline. È un progetto tuttora in fase di realizzazione.


(Di Claudia Ciardi)



Le Alpi Apuane innevate da Boccadarno - uno studio preparatorio, 6 aprile 2015




Le Alpi Apuane da Boccadarno, 6 aprile 2015




Le Alpi Apuane innevate dal Guadolongo - uno studio preparatorio, 4 marzo 2016




Le Alpi Apuane innevate dal Guadolongo - uno schizzo, 4 marzo 2016




Il Monte Pisanino (Apuane) innevato dal Guadolongo, 4 marzo 2016




Le Alpi Apuane innevate dal Guadolongo, 4 marzo 2016




Il Monte di Caprona e Monti Pisani sullo sfondo - uno studio preparatorio, 16 aprile 2016




Le Dolomiti da Moena con il caratteristico "aquilone" all'estremità del gruppo - uno studio preparatorio (il motto in ladino è dipinto sulla facciata di una delle case del borgo), 24 settembre 2016


26 dicembre 2016

Ombre e luci #2


I tramonti di casa sono quelli a cui ci si sente più legati.


[…]

«Dove vai se al tramonto
ti feriscono le campane
e spezzano il tuo riposo
gli sciami delle strofe
e il gran rumore dorato
che cade sopra i monti
azzurri singhiozzando?

L’aria dell’inverno
spezza il tuo azzurro
e taglia le tue foreste
il lamento muto
di qualche fonte fredda»

[…]

Federico García Lorca, Elegia del silenzio.



25 dicembre 2014. A casa



Dal terrazzo di casa, 25 dicembre 2015



Dal terrazzo di casa, febbraio 2015



Febbraio 2015



Lungarno - 11 novembre 2016, mentre consegno in biblioteca le mie copie di Thomas Mann 



26 dicembre 2016

23 dicembre 2016

Ombre e luci #1


Una sera a piedi per le vie del centro di Brescia. Luminarie natalizie sospese tra i monumenti e le case come fuochi fatui o delicati miraggi di una fiaba. Ombre lungo la Via dei musei risvegliate da rari passanti, una cascata di luci fitte e lievi come una capigliatura di donna in piazza della Loggia, la giostra di San Faustino, apparizione quasi felliniana a un angolo di strada. Architetture e oggetti affiorano nel buio con l’insolita grazia di esseri fatati. Tutto qui silenziosamente cospira a una misteriosa forma di bellezza.

(Di Claudia Ciardi)



Luminaria in Piazza della Loggia



Luci in Piazza della Loggia - dettaglio



In centro



Alberi e facciata illuminati



La giostra di San Faustino I



La giostra di San Faustino II



La giostra di San Faustino III



Interno della giostra di San Faustino



Luminarie in centro I



Luminarie in centro II



Luminarie e balcone



Dietro Piazza della Loggia


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19 dicembre 2016

Ombre e luci #0


Una serie di scatti sui cambi di luce nei pomeriggi invernali. Si tratta di prese ispirate dal rapido accendersi e spengersi del sole, poco prima del tramonto, all’inizio di dicembre. Il gioco dei riflessi sulle pareti del mio studio, gli ultimi bagliori filtrati dagli alberi del cortile dentro la stanza, offrono migliaia di spunti e composizioni. Osservare come la luce indugi sugli oggetti e li trasformi, con le sue mutevoli cadenze, è ampliare il nostro modo di percepire l’una e gli altri. Le gradazioni delle sere d’inverno consegnano a chi guarda una tavolozza di colori fra le più dense per completezza e stimoli creativi. Ogni cosa nel rapido passaggio dall’intensità luminosa all’ombra si abbandona a una piccola morte, e il contrastarsi delle due zone cromatiche innesca suggestioni impensate.
Nella cosiddetta “serie bianca” seguo l’insinuarsi del sole sulla tenda che copre l’unica grande finestra dello studio affacciato sui campi. Una stoffa comune, forse lino grezzo, che rivela l’opera di tessitura e si lascia accarezzare dalla luce come fosse una tela da dipingere. Si tratta anche di un tributo ai “bianchi” di Aldo Frosini, insuperata folgorazione quando anni fa li vidi per la prima volta, agli innumerevoli toni di questo misterioso pigmento, a quel che può divenire tra le mani di un pittore. 

(Di Claudia Ciardi)


   
Luci invernali nel mio atelier 



Luci invernali - la mia mano



La mia mano - dettaglio 



Luci invernali - la mia mano davanti al muro dello studio




Il tramonto nel cortile davanti allo studio



Luci dal cortile - dettaglio



Bianco I



Bianco II



Bianco III



I bianchi - Aldo Frosini (maggio-ottobre 2012) - una delle ultime opere realizzate dal pittore


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11 dicembre 2016

Thomas Mann - Sedute spiritiche




La casa editrice Via del Vento raccoglie e traduce per la prima volta in Italia i resoconti delle sedute spiritiche cui Thomas Mann assistette tra la fine del 1922 e l’inizio del ’23. In una Germania assediata dai fantasmi della sconfitta nella prima guerra mondiale e scossa sempre più violentemente dall’incubo dell’inflazione, l’occultismo trovò terreno fertile.
Mann decide di partecipare in veste di dotto osservatore, affascinato dall’idea del paranormale. Scettico e perfino maldisposto sulle prime – il timore di prendere parte a un mero esercizio di ciarlataneria gli guasta da subito l’umore – resta invece colpito dalle abilità del giovane medium, talentuoso praticante della telecinesi.
Al di là dei dettagli tecnici i resoconti sono un chiaro ritratto delle emozioni provate dallo scrittore davanti a quest’insolita esperienza. Oltre a rappresentarci fedelmente la singolarissima atmosfera che si respirava dal barone Schrenck, animatore delle serate. Una Monaco promiscua dal punto di vista umano e sociale ne affollava la biblioteca in attesa che il medium si esibisse. Pittori, psicologi, professori universitari, musicisti, attenendosi al regolamento dettato dal padrone di casa, s’immergevano nel buio della sala e per un paio d’ore seguivano i bizzarri prodigi che prendevano corpo sotto i loro occhi.
Non di queste sedute ma degli esperimenti, tenuti sempre in casa del barone, dalla sedicente Eva Carrière, alias Marthe Béraud, esiste peraltro una vasta documentazione fotografica. L’usanza di scattare istantanee di tali eventi era piuttosto diffusa. La Bértaud aveva precedentemente operato ad Algeri in casa del generale Noël, dove avrebbe evocato il fantasma del sacerdote egizio Bien-Boa, con tanto di paramenti sacri e folta barba nera, episodio anche questo documentato da foto. Il tutto si sarebbe poi rivelato una clamorosa montatura, per ammissione della stessa autrice.
È in un simile contesto che Mann, evidentemente trascinato da simili racconti, decide di avvicinarsi, pur con i tanti scrupoli del caso, alle serate del barone. Le prose qui tradotte, cui si aggiunge l’interessantissimo affresco dedicato alla penisola di Nida, luogo incline al surrealismo, a quella stessa liminalità occulta che si coglie nei resoconti e che infiltra le narrazioni maggiori dello scrittore premio Nobel, hanno dunque un alto valore documentale e testimoniano l’eclettismo della sua vena.

From the book:

«Seguirono gli spasmi del risveglio. Si riaccese la luce bianca. Willi giacque ancora per un po’ accovacciato sul braccio di uno dei controllori. Mi avvicinai, gli picchiai sulla spalla e gli espressi la mia soddisfazione, al che restando muto mi rivolse uno sguardo assonnato e un sorriso tra il bonario e il malinconico. L’insieme rispondeva quasi a una fisionomia da imbroglione.
Nei fatti ogni pensiero di frode nel senso consueto e furbastro della parola si prospettava assurdo. Dietro l’atto di afferrare, scuotere e gettar via la campana non c’era verosimilmente nessuno. Non avrebbe potuto compierlo Willi, perché le sue estremità erano trattenute e del resto se ne stava abbandonato nel suo sonno ipnotico a un metro e mezzo di distanza. Chi o che cosa sollevò il fazzoletto, deformandolo dall’interno? Io non lo so, eppure l’ho visto, come tutti, con i miei occhi al riparo da condizionamenti, i quali allo stesso modo erano disposti a non vedere nulla, qualora non ci fosse stato nulla da vedere».

(Di Claudia Ciardi)


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La recensione di Amedeo Anelli su «Il Cittadino», quotidiano di Lodi. 
  










Sulla rivista «Incroci» n. 34  (dicembre 2016), i versi inediti del giovane poeta tedesco Alfred Lichtenstein morto nella Grande Guerra. Con un saggio di accompagnamento: Un poeta costretto a essere soldato (a cura di Claudia Ciardi).