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6 agosto 2017

Respiro





Non ci si stanca a vederlo e ascoltarlo questo Respiro di Emanuele Crialese, per me uno dei capolavori del cinema italiano, misto di delicatezza e arcaismo, straniante immersione di un corpo-paesaggio effuso in una comunità isolana e nel mare che la culla. Personalità e gesti in sospensione, archetipi fluttuanti fra sogno, estasi, corsi e ricorsi di una natura ciclica, potente, inarrivabile che rivendica con forza il suo centro gravitazionale.
Molti silenzi, ritualmente convertiti in ampi, naufraganti sottintesi, e scandita quotidiana cadenza di gente che in un solo cenno sa racchiudere amore, devozione, rispetto, poesia, dolore, turbamento. Questo eros materico, inesausto, attrattivo, evocato in ogni tono, in ogni singolo sguardo o stacco sullo spazio, proiezione e al contempo immensa quinta corporale, è il vero ordinatore e sovvertitore di una trama in ogni istante chiamata a rigenerarsi nella sua ossessionante fisicità. Un incantesimo da duende, luminoso, accecante quanto fosco come l’anima mediterranea che lo suscita. Ragazzini che sembrano idoli scolpiti nella pietra, matrone fattucchiere dagli inconsueti occhi magnetici e uomini completamente, incondizionatamente intrisi da questa femminilità erratica, indecifrabile.
Film colto, posato su un fraseggio leggero, attento a non indugiare nel gioco della citazione che qui si dà solo in quel modo disinvolto e naturalissimo del narrare che appartiene a Crialese, scaglie di un dire comune che armonizza le voci del mare nostrum: la Palestina di Elia Suleiman, le scene di La falaise del marocchino Fawzi Bensaïdi.
La musica fiabesca di John Surman, onde sonore disegnate sull’acqua, segue le orme di queste pulsioni che agitano l’emisfero meridionale, inevitabilmente scuotendo la compassata terraferma. Una Valeria Golino suprema interpreta il ruolo di donna ancestrale e soffusa che sente e presente ogni cosa con la grazia di una dea irrisolta, Penelope fragile e respinta che tuttavia stringe tra le dita il tessuto emotivo dei suoi conterranei. L’isola, periferia, mondo a parte per antonomasia, nel mostrarsi a chi l’osserva e la penetra muta in immenso continente radiale, assoluto generatore di quell’attaccamento corporeo e onirico, senza soluzione di continuità, che a tutto presiede. L’epica lampedusana è in questi fotogrammi ridotta a un’ossatura minimalista, sole che spoglia, stermina, abbatte, rocce a picco sul mare, universo pauroso e franante ma anche rifugio, caverna-madre in cui ci si risveglia protetti ed è possibile ritrovarsi. Emblematica l’accensione dei falò in riva al mare, rito catartico che si completa nella discesa in acqua di tutti i paesani, singolarissima abluzione corale, incontro con quell’elemento liquido che separa e unisce nella carne e nello spirito.


(Di Claudia Ciardi)



Respiro, un film di Emanuele Crialese. Con Valeria Golino, Vincenzo Amato, Francesco Casisa, Veronica D’Agostino, Elio Germano. Drammatico, durata 100 min. Italia 2002.






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