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22 dicembre 2019

Arkhip Kuindzhi – Impressioni dell’oltre


Russo di origini greche, allievo prediletto di Ivan Aivazovski, dai difficili inizi a San Pietroburgo al crescente riconoscimento a partire dagli anni ’50 dell’Ottocento, Arkip Kuindzhi è principalmente un paesaggista che tentò una via personale tra romanticismo e impressionismo. Corrono nei suoi lavori vibrazioni Nabis, laddove i luoghi e i colori usati per rappresentarne istanti sospesi tra quiete e tempesta rimandano a stati d’animo, attese visionarie proiettate in uno sconfinamento interiore. Sintomatica è la sua adorazione per le montagne che lo portò in Caucaso, viaggio intrapreso nel 1888, su invito del pittore Nikolai Yaroshenko. Vide così questi paesaggi per la prima volta, e la maestosità delle cime lo colpì a tal punto da comporre una serie sull’Elbrus. La vetta innevata, accesa dal tramonto o immersa in una fulgida notte è la protagonista di alcune delle sue opere più celebrate, che influenzarono profondamente Nicholas Roerich, fra gli allievi di maggior talento, la cui immaginazione mistica è da ricondursi proprio al rapporto con Kuindzhi.
Ma molti sono i “paesaggi parlanti”, dalla Crimea, sua terra d’iniziazione nel corso dell’apprendistato col maestro delle tempeste, il Turner russo Aivazovski, e dove conobbe la moglie, originaria di Mariupol, alla Georgia e Azerbaijan, visitate con lo stesso Yaroschenko e il chimico Mendeleev nell’estate del 1886, allora professore a San Pietroburgo al quale lo legava una forte amicizia. La svolta nella sua carriera avvenne in via definitiva nel 1875, quando Pavel Tret’jakov gli acquistò due quadri per una cifra molto consistente. Da quel momento Kuindzhi poté vivere della propria arte, consolidando il suo nome entro le più importanti cerchie culturali russe e garantendosi aperture anche all’estero. Risale a quello stesso anno il matrimonio con Vera – finché Kuindzhi non fu in grado di poter provvedere al suo mantenimento, il padre di lei, un ricco mercante di cappelli di feltro, pure lui con origini greche, non aveva acconsentito alla proposta. Benché poco si sappia della sua quotidianità, cosa che vale anche per la biografia del marito, causa la scarsità di materiali d’archivio, i pochi appunti personali e la sparuta corrispondenza, Vera Leontieva Spiridonovich era una donna molto colta. Il padre le aveva garantito un elevato grado di istruzione, come per i suoi fratelli, appassionati di teatro e studiosi di economia. I due vissero un’esistenza di coppia piuttosto appartata, senza figli, con Vera nei panni di segretaria, intenta ad aiutare il coniuge nella sua attività, stendendo con lui i comunicati stampa per le mostre, tenendo i rapporti con le riviste e le sale di esposizione. Si sa che dedicavano il tempo libero alla musica, suonando insieme, lei il piano e lui il violino. 
Kuindzhi fu un buon curatore di se stesso e un patrono generoso, tanto che provvide più volte a elargire somme di denaro ai suoi studenti meno fortunati. Per il resto la sua vita si divideva tra la pittura e una sorta di ritiro eremitico nella residenza pietroburghese, alternato ai soggiorni in Crimea, dove decise di acquistare una piccola tenuta e un po’ di terra. Almeno in quattro occasioni viaggiò in Europa, segno della sua ascesa e di rapporti ben saldi con l’intellighenzia russa all’estero. Nel 1878, dopo un breve soggiorno estivo sul Dnepr, dove peraltro non si sentì bene, decise appena ristabilito di partire per il vecchio continente in compagnia della moglie, visitando l’Esposizione universale di Parigi e le gallerie di Vienna, Monaco e Berlino. Nel gennaio 1881, introdotto da Ivan Turgenev, la segreteria della Società degli artisti russi a Parigi organizzò la mostra di una delle sue opere più apprezzate, Plenilunio sul Dnepr, presso la galleria di Charles Sedelmeyer.
Insieme alla serie dell’Elbrus, il notturno del Dniepr e altre vedute della steppa sono stati tra i suoi lavori più conosciuti e ammirati, tanto che per venire incontro alle richieste della clientela decise di ricavarne alcune copie oleografiche e litografie a stampa. Fu tra i primi artisti al mondo a valersi della corrente elettrica per sperimentare suggestivi effetti nelle sale che esponevano i suoi dipinti. Amava giocare con l’illuminazione, accentuando i contrasti tra il buio che avvolgeva gli spazi e i punti luce creati nelle vicinanze dei quadri; stando ad alcuni dettagliati resoconti sulle sue mostre – come ad esempio quello particolarmente entusiastico di un suo estimatore, l’architetto Konstantin Bykovsky – tutto ciò contribuiva a mettere in risalto l’arte di Kuindzhi. Negli anni Novanta dell’Ottocento e durante l’ultimo scorcio della sua esistenza fu insignito di numerosi riconoscimenti, con un’investitura ufficiale anche da parte del potere zarista. Tra il 1895 e il 1902, Kuindzhi fece parte della commissione per la scelta delle opere da destinare al museo russo voluto dall’imperatore Alessandro III, mentre nel 1907, presiedette il comitato per le mostre imperiali di primavera.
Se poche, si diceva, sono le notizie biografiche certe sul conto di questo pittore, i preparativi per l’importante mostra celebrativa alla Galleria Tret’jakov di Mosca nel 2018, sono stati un momento di rinnovati studi e ricerche. Diversi aneddoti e curiosità, come ad esempio l’incertezza sulla sua data di nascita oppure una divertente polemica sulla sua presunta jewishness, dovuta alla stranezza del cognome, sono raccontate in un lungo articolo pubblicato sul raffinato mensile a stampa della Tret’jakov. 
L’attività di Kuindzhi è per gli occidentali un bel punto di partenza qualora si voglia provare a comprendere meglio la stagione dell’impressionismo mistico russo, cosa assai trascurata dai nostri circuiti di distribuzione dell’arte. Tanti sono i nomi protagonisti di un figurativo sui generis, dove le aspirazioni realistiche, l’osservazione della natura e la sua riproduzione aprono squarci inaspettati, andando a lambire quelle rive solitarie e mutevoli che appartengono alla poesia e al sogno.

(Di Claudia Ciardi)



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Sul Tret
jakov Gallery Magazine, III, 2018 - About the life and work of Akhip Kuindzhi by Alina Yefemova


Nicholas Roerich - Montagne d'immaginazione

Dmitri Ermakov - Sguardi sul Caucaso
 
Avanguardia russa - La collezione Costakis a Torino
 
Revolution - La nuova arte per il nuovo mondo 


* Allinizio del post - L'Elbrus di sera
* Volo in mongolfiera con gli studenti del suo workshop sul paesaggio per la Scuola d'arte dell'Accademia imperiale (1898)



Una veduta dell'Elbrus



L'Elbrus di notte, 1890-1895 circa



Elbrus, 1900 circa



Montagne in Crimea, 1898 - 1908 circa



Plenilunio sul passo Daryal, al confine con la Georgia, 1890-1895 circa


  
Plenilunio sul Dnepr, 1882