Biografia
degna di un romanzo, personaggio talentuoso e, come sovente accade in questi
casi, molto poco conosciuto. La sua fotografia dedicata alla Georgia, al
Caucaso, alla Persia e ad altre remote contrade asiatiche ha qualcosa di
leggendario, perfino mitologico. Un fascino che solo parzialmente si ascrive al
pionierismo della sua arte, ma che risiede assai più nel racconto emozionale
della realtà per come il suo obiettivo, tra i primi al mondo, ha saputo
coglierla. La voglia di documentare si unisce alla curiosità verso luoghi e popolazioni, che non è solo improntata ai riscontri scientifici del suo lavoro
ma soprattutto fa largo alle cadenze del narrare.
Figlio
dell’architetto italiano Luigi Caribaggio e di una pianista austriaca, nacque a
Tiflis, l’odierna Tblisi, nel 1846, scegliendo poi di prendere il cognome del
secondo marito della madre. Destinato fin dai suoi natali in Georgia a correre
le strade d’oriente, a vent’anni intraprese l’attività di fotografo con
l’apertura del primo studio.
Ritrattista
e paesaggista viaggiò moltissimo, spingendosi fin nell’Asia centrale. Considerando
che gli strumenti dell’epoca avevano ingombri notevoli, Ermakov soleva valersi
dell’appoggio di carovane con cui trasportava le sue attrezzature e ogni altro
mezzo per allestire veri e propri attendamenti, necessari a far tappa e
permettergli di sviluppare le sue esplorazioni in modo più comodo e sicuro. Pensiamo
infatti che utilizzava lastre di cinquanta per sessanta centimetri le quali
andavano montate su una fotocamera alquanto pesante. Ognuna di dette grandi
lastre conteneva due pellicole: dunque si avevano a disposizione due scatti che
andavano ben ponderati; quasi un esercizio di meditazione – vietato sbagliare,
per la fatica con cui ogni singolo pezzo veniva trascinato con sé e per i
costi. Sono più o meno i formati con cui operavano tutti gli iniziatori della
disciplina: Vittorio Sella, lui stesso tra i primi ad esplorare e raccontare il
Caucaso, nipote di Quintino Sella, fondatore del Club Alpino Italiano, molto
più conosciuto purtroppo per aver introdotto la tristemente nota tassa sul
macinato; e Ansel Adams, lirico disegnatore dei giganti rocciosi americani, che
peraltro degli scatti di Sella ebbe a dire che erano capaci di muovere nello spettatore
un senso di meraviglia di natura religiosa.
A
ventotto anni godeva di una fama già consolidata, tanto più che i suoi lavori da
tempo trovavano risonanza sulle pagine dei principali giornali russi e
georgiani; a quell’età ottenne anche la consacrazione in Europa con un’importante
mostra alla Société française de photographie a Parigi, la più celebre associazione di fotografia dell’epoca. La diffusione della sua opera fu
proporzionale al prestigio dei committenti, giungendo a servire
lo scià di Persia come ritrattista di corte.
Un
altro incarico, che ha contribuito in maniera rilevante all’affermazione del
suo nome, fu quello che gli venne affidato dalla contessa russa Praskovya
Uvarova per la documentazione fotografica della Società archeologica di Mosca. Pioniera
lei stessa dell’archeologia caucasica, incaricò Ermakov di una lunga e ampia
ricognizione in tale provincia, pubblicando gli esiti di quell’impegnativa
ricerca a partire dal 1890 in una serie d’importanti cataloghi. Nonostante
questa e altre rinomate esperienze, Dmitri Ermakov è finito con lo scivolare
nell’oblio. A fronte di un corpus che si stima in ventimila foto e oltre, ne
risultano pubblicate un centinaio. Dopo la sua morte avvenuta nel 1916, al di
là di alcune immagini esposte al museo nazionale della Georgia e nei musei di
Mosca e San Pietroburgo, larga parte del fondo è rimasto occultato al pubblico,
in attesa che il ministero della cultura georgiano completasse il restauro dei
materiali, promesso da tempo, e la sua pubblicazione integrale. Sarebbe quindi ora
di restituire a un grande nome della storia della fotografia il posto che gli
compete.
(Di
Claudia Ciardi)
La famiglia di Dmitri Ermakov
L'architetto Luigi Caribaggio, padre di Dmitri, con due nipoti in uno scatto del 1886
Ivan Ermakov, figlio di Dmitri, scrittore e psicanalista morto durante la seconda guerra mondiale
La principessa Lazarev in costume tataro
Zeli-Sultan, figlio dello scià di Persia, indossa un'uniforme asburgica
Teheran, giovane derviscio, 1870 circa
Venditori arabi di tappeti, 1900 circa
Castello di Tamaras - vecchia Tblisi
Orto botanico e moschea sunnita a Tblisi, 1880 circa
Venditori di colbacchi
Paesaggio lungo il fiume Araqvi - Caucaso
Un passo sommerso dalla neve sulle montagne del Caucaso (2400 m)
Ritratto di Vittorio Sella di un paesaggio nel Caucaso
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