Nel
panorama della pittura romantica incline a catturare bufere, nuvole e luci, fra
quelli che più si son contesi la scena troviamo John Constable, sublime
invasato dei cieli, e William Turner, ritrattista altrettanto compulsivo di atmosfere
e contrasti accesi dai grandi fenomeni naturali. Affascinati dalla mutevolezza
cromatica dei paesaggi – per Turner è soprattutto un confronto tra mare e cielo
– entrambi inseguono letteralmente ogni scarica e cambio tonale, graffiando con
ansia febbrile i loro taccuini, pagina su pagina per fermare l’impressione, singolare arte divinatoria che precorre di mezzo secolo, forse più, le sorti della
pittura.
Sfidare
la tempesta non era cosa eccezionale per gli artisti e i poeti romantici,
rischiare la vita e arrivare anche a perderla pur di osservare da vicino la
sconcertante potenza degli elementi naturali. Si direbbe il bisogno fisico di
calarsi in qualcosa di grandioso, sentire su di sé il soffio dei Titani,
immergersi per vedere oltre il limite umanamente consentito, accettando
l’incognita di non riemergere. Son finiti così Giovanni Carnovali, morto
annegato nel Po mentre cercava luoghi nascosti da dipingere, Ippolito Caffi,
che voleva documentare il mare sconvolto dalla guerra durante la battaglia di
Lissa, anime romantiche sebbene anagraficamente già tardo ottocentesche, e Shelley, che fece naufragio a largo della Versilia.

Le
nubi in quanto soggetto, l’immateriale che diviene materia creativa, si
raccolgono intorno a un pendolo dotato di moto perpetuo nella storia dell’arte,
caleidoscopio del pensiero, specchio di visioni. Al centro di numerose mostre
pittoriche e fotografiche – non è da ignorare che alcuni grandi nomi della
fotografia si siano cimentati proprio nel ritratto delle nubi – ricordiamo la
grande esposizione al Museo Leopold di Vienna nel 2013, “Wolken. Welt des
Flüchtigen” (Nuvole. Mondi fluttuanti), celebrativa di duecento anni di poesia atmosferica,
e “La teoria della nuvola”, rassegna di scatti d’autore promossa nel 2016 dalla
galleria Marcolini di Forlì, luogo di estetiche raffinate.
Dai
nembi statuari del Mantegna alle vaporose e serafiche nuvole settecentesche
alla Tiepolo, il romanticismo sconvolge stili e certezze cromatiche, suonando
altri tamburi di guerra. Le nubi riempiono gli orizzonti dell’arte come nuove
dee cui guardare, simbolo di una devozione assoluta per la natura, sfidata in quanto venerata dall’uomo. Necessità di recuperare una dimensione spirituale da
opporre alla deriva materialista configurata dalle conseguenze dell’illuminismo
ma anche presentita nella nascente industrializzazione. A questi stessi semi
divini guardarono l’impressionismo e il naturalismo sbocciato alla Scuola di
Barbizon. Da simbolo biblico – la nube dimora di Dio, avvolto in un insondabile
mistero – a centro radiante di un’altra metafisica, una religione dell’umano,
diversa eppure complementare. Nei taccuini di Turner e negli schizzi per certi
versi gemelli di Constable si scorge l’iniziazione moderna alla sacralità della
nuvola, appendice spirituale, organo di una più acuta percezione attraverso cui
l’essere umano tenta di scandire la sua assonanza con l’universo.
* Immagini nel corpo del post tratte dai taccuini di Turner:
1. Onda che si infrange sulla spiaggia, 1830
2. Interno di una cattedrale, 1819
Turner - Taccuini - Nuvole I
Turner - Taccuini - Nuvole II
Turner - Taccuini - Nuvole III
Turner - Taccuini - Nuvole di tempesta sul mare
Constable - Quaderno di studi sulle nuvole
©
Cieli di novembre alla Turner
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