Russo
di origini greche, allievo prediletto di Ivan Aivazovski, dai difficili inizi a
San Pietroburgo al crescente riconoscimento a partire dagli anni ’50
dell’Ottocento, Arkip Kuindzhi è principalmente un paesaggista che tentò una
via personale tra romanticismo e impressionismo. Corrono nei suoi lavori
vibrazioni Nabis, laddove i luoghi e i colori usati per rappresentarne istanti
sospesi tra quiete e tempesta rimandano a stati d’animo, attese visionarie
proiettate in uno sconfinamento interiore. Sintomatica è la sua adorazione per
le montagne che lo portò in Caucaso, viaggio intrapreso nel 1888, su invito del
pittore Nikolai Yaroshenko. Vide così questi paesaggi per la prima volta, e la
maestosità delle cime lo colpì a tal punto da comporre una serie sull’Elbrus.
La vetta innevata, accesa dal tramonto o immersa in una fulgida notte è la
protagonista di alcune delle sue opere più celebrate, che influenzarono
profondamente Nicholas Roerich, fra gli allievi di maggior talento, la cui
immaginazione mistica è da ricondursi proprio al rapporto con Kuindzhi.
Ma
molti sono i “paesaggi parlanti”, dalla Crimea, sua terra d’iniziazione nel
corso dell’apprendistato col maestro delle tempeste, il Turner russo
Aivazovski, e dove conobbe la moglie, originaria di Mariupol, alla Georgia e
Azerbaijan, visitate con lo stesso Yaroschenko e il chimico Mendeleev
nell’estate del 1886, allora professore a San Pietroburgo al quale lo legava
una forte amicizia. La svolta nella sua carriera avvenne in via definitiva nel
1875, quando Pavel Tret’jakov gli acquistò due quadri per una cifra molto
consistente. Da quel momento Kuindzhi poté vivere della propria arte,
consolidando il suo nome entro le più importanti cerchie culturali russe e
garantendosi aperture anche all’estero. Risale a quello stesso anno il
matrimonio con Vera – finché Kuindzhi non fu in grado di poter
provvedere al suo mantenimento, il padre di lei, un ricco mercante di cappelli
di feltro, pure lui con origini greche, non aveva acconsentito alla proposta. Benché poco
si sappia della sua quotidianità, cosa che vale anche per la biografia del
marito, causa la scarsità di materiali d’archivio, i pochi appunti personali e
la sparuta corrispondenza, Vera Leontieva Spiridonovich era una donna molto
colta. Il padre le aveva garantito un elevato grado di istruzione, come per i
suoi fratelli, appassionati di teatro e studiosi di economia. I due vissero
un’esistenza di coppia piuttosto appartata, senza figli, con Vera nei panni di
segretaria, intenta ad aiutare il coniuge nella sua attività, stendendo con lui i comunicati stampa per le mostre, tenendo i rapporti con le riviste e le
sale di esposizione. Si sa che dedicavano il tempo libero alla musica, suonando
insieme, lei il piano e lui il violino.
Kuindzhi
fu un buon curatore di se stesso e un patrono generoso, tanto che provvide più
volte a elargire somme di denaro ai suoi studenti meno fortunati. Per il resto
la sua vita si divideva tra la pittura e una sorta di ritiro eremitico nella
residenza pietroburghese, alternato ai soggiorni in Crimea, dove decise di acquistare
una piccola tenuta e un po’ di terra. Almeno in quattro occasioni viaggiò in
Europa, segno della sua ascesa e di rapporti ben saldi con l’intellighenzia
russa all’estero. Nel 1878, dopo un breve soggiorno estivo sul Dnepr, dove
peraltro non si sentì bene, decise appena ristabilito di partire per il vecchio
continente in compagnia della moglie, visitando l’Esposizione universale di
Parigi e le gallerie di Vienna, Monaco e Berlino. Nel gennaio 1881, introdotto
da Ivan Turgenev, la segreteria della Società degli artisti russi a Parigi
organizzò la mostra di una delle sue opere più apprezzate, Plenilunio sul
Dnepr, presso la galleria di Charles Sedelmeyer.
Insieme
alla serie dell’Elbrus, il notturno del Dniepr e altre vedute della steppa sono
stati tra i suoi lavori più conosciuti e ammirati, tanto che per venire
incontro alle richieste della clientela decise di ricavarne alcune copie
oleografiche e litografie a stampa. Fu tra i primi artisti al mondo a valersi
della corrente elettrica per sperimentare suggestivi effetti nelle sale che
esponevano i suoi dipinti. Amava giocare con l’illuminazione, accentuando i
contrasti tra il buio che avvolgeva gli spazi e i punti luce creati nelle
vicinanze dei quadri; stando ad alcuni dettagliati resoconti sulle sue mostre –
come ad esempio quello particolarmente entusiastico di un suo estimatore,
l’architetto Konstantin Bykovsky – tutto ciò contribuiva a mettere in risalto
l’arte di Kuindzhi. Negli anni Novanta dell’Ottocento e durante l’ultimo
scorcio della sua esistenza fu insignito di numerosi riconoscimenti, con
un’investitura ufficiale anche da parte del potere zarista. Tra il 1895 e il
1902, Kuindzhi fece parte della commissione per la scelta delle opere da
destinare al museo russo voluto dall’imperatore Alessandro III, mentre nel
1907, presiedette il comitato per le mostre imperiali di primavera.
Se
poche, si diceva, sono le notizie biografiche certe sul conto di questo
pittore, i preparativi per l’importante mostra celebrativa alla Galleria
Tret’jakov di Mosca nel 2018, sono stati un momento di rinnovati studi e
ricerche. Diversi aneddoti e curiosità, come ad esempio l’incertezza sulla sua
data di nascita oppure una divertente polemica sulla sua presunta jewishness,
dovuta alla stranezza del cognome, sono raccontate in un lungo articolo
pubblicato sul raffinato mensile a stampa della Tret’jakov.
L’attività
di Kuindzhi è per gli occidentali un bel punto di partenza qualora si voglia
provare a comprendere meglio la stagione dell’impressionismo mistico russo,
cosa assai trascurata dai nostri circuiti di distribuzione dell’arte. Tanti
sono i nomi protagonisti di un figurativo sui generis, dove le aspirazioni
realistiche, l’osservazione della natura e la sua riproduzione aprono squarci
inaspettati, andando a lambire quelle rive solitarie e mutevoli che
appartengono alla poesia e al sogno.
(Di
Claudia Ciardi)
Related links:
Sul Tret’jakov Gallery Magazine, III, 2018 - About the life and work of Akhip Kuindzhi by Alina Yefemova
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Nicholas Roerich - Montagne d'immaginazione
Dmitri Ermakov - Sguardi sul Caucaso
Revolution - La nuova arte per il nuovo mondo
* All’inizio del post - L'Elbrus di sera
* Volo in mongolfiera con gli studenti del suo workshop sul paesaggio per la Scuola d'arte dell'Accademia imperiale (1898)
Una veduta dell'Elbrus
L'Elbrus di notte, 1890-1895 circa
Elbrus, 1900 circa
Montagne in Crimea, 1898 - 1908 circa
Plenilunio sul passo Daryal, al confine con la Georgia, 1890-1895 circa
Plenilunio sul Dnepr, 1882
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