Tributo nel titolo all’opera di Mario Rigoni Stern, si vuole qui letteralmente coltivare uno spazio dedicato alla poesia del popolo vegetale. Creature dal bios fragile e al contempo tenace, si associano a sentimenti, stagioni, proverbi, premonizioni. Questa loro vena vaticinante ha soprattutto ispirato leggende e curiose usanze. Ma al di là delle più nobili e conosciute piante coltivate, si desidera più che altro dare risalto alle erbe spontanee. Sebbene validissime per le loro proprietà, sono spesso ritenute infestanti e dunque da estirpare. Ospiti di luoghi marginali, quali sentieri di campagna, fossi, acquitrini, pietraie, macchie, possiedono qualità erboristiche con cui si realizzano molti preparati, da tisane e decotti, a prodotti di cosmetica naturale fino agli oli essenziali.
Un
tempo «non meno degli Dei, non meno dei simulacri d’oro e d’argento, si
adoravano gli alberi maestosi delle foreste», diceva Plinio il Vecchio che
nella sua Naturalis historia dedica i libri XII-XXVII al mondo delle piante. Mi
ha sempre incuriosita il tipo dell’umanista devoto alle più silenziose e
apparentemente immobili creature che abitano la terra. Così Virgilio nella sua
magnifica epica agreste, così Paracelso, studioso di alchimie e legami magici fra tutte le cose, incluso il microcosmo floreale, o Adelbert von Chamisso,
famoso per aver scritto lo Schlemihl, l’uomo senza ombra, uno dei capolavori
della letteratura tedesca sbocciato mentre svolgeva l’incarico di guardiano
dell’orto botanico di Berlino.
Non
alberi, come nel citato libro di Stern, che pure ha contribuito per primo a
questa mia affascinata devozione, ma piccole piante poco note che si affacciano
su un viottolo o crescono un po’ arruffate tra le mura di un giardino in
abbandono, magari in mezzo a dei ruderi, e vorrebbero raccontare qualcosa del
genius loci che vi ha abitato. Sia dunque un erbario letterario, un taccuino di
annotazioni minime attraverso cui risvegliare tracce di un culto per queste
delicate esistenze.
(Di Claudia Ciardi, 4 maggio 2020)
(Di Claudia Ciardi, 4 maggio 2020)
* Arboreto salvatico - Qui
la copertina dell’edizione Einaudi del 1996 a cui sono legatissima perché ho iniziato a conoscere Mario Rigoni Stern proprio da questo libro.
*Un
ringraziamento a Ventagli Di Parole @VentagliP e a tutti coloro che il 30 marzo 2020 hanno
partecipato con l’hashtag #LibriEPiante creando tante belle riflessioni a tema letteratura
e botanica.
*Gli aggiornamenti su Twitter si sono conclusi nel 2020. La comunicazione di temi e ricerche correlati alla presente rubrica sono proseguiti sulle pagine di questo blog.
Erbario letterario:
Fiori di tiglio
Glicine
I fiori della Alpi Marittime
I frutti incantati di F. Garnier Valletti (Il Museo della Frutta di Torino)
Iperico (# per "Margini e hashtag")
Fiori di tiglio
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Fedeltà delle piante in poesia
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Montagne 360 - aprile 2018 - Primavera, il risveglio
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