8 giugno 2020

Fiori di tiglio


La famiglia delle tiliacee comprende in prevalenza piante legnose tropicali, alberi di grandi dimensioni, molto longevi, che possono superare il secolo di vita, anche se alcune leggende riferiscono di tigli millenari. Nascono spontanei nei boschi misti di latifoglie ma vengono frequentemente coltivati e utilizzati a scopo ornamentale, specie negli arredi urbani, a delimitare viali e parchi. Dal momento che questa rubrica ha per tema le piante e le fioriture spontanee, vogliamo qui celebrare i fiori di tiglio che dalla primavera inoltrata fino a luglio spargono intorno a sé la loro essenza aromatica, offrendosi all’infaticabile opera di impollinazione delle api.
In Europa se ne trovano due varietà (Tilia cordata e Tilia platyphyllos), ma quella più diffusa è il tiglio comune (Tilia vulgaris), che nasce dall’incontro di queste due. Il suo nome deriva dal greco ptilon, “penna leggera”, per via delle brattee laterali dei peduncoli dei fiori, che volano via come ali. Il tipo Tilia cordata (o tiglio selvatico) è noto alla fitoterapia fin dall’antichità; a scopo terapeutico si impiegano le brattee e le infiorescenze la cui raccolta viene effettuata nei mesi di giugno e luglio. Vengono quindi essiccate in luoghi che una buona circolazione d’aria, al riparo dal sole; per la conservazione vengono utilizzati contenitori in vetro sigillati, protetti dalla luce. I costituenti della pianta sono flavonoidi, saponine, tannini, polifenoli, polisaccaridi, mucillagini, minerali ecc. con proprietà diaforetiche (stimolo della sudorazione), sedative, calmanti, antispasmodiche e antireumatiche. In qualità di infuso il tiglio viene usato per trattare insonnia e nervosismo nonché cefalea, sindrome influenzale e tosse; come decotto, in aggiunta all’acqua del bagno, è consigliato per combattere i disturbi del sonno e il nervosismo. Il pediluvio può dare sollievo in caso di gonfiore o stanchezza ai piedi. 

Il miele di tiglio, molto diffuso per aromatizzare infusi e tisane, è assai pregiato. Cristallizza più lentamente di altri tipi di miele. Quelli meno puri contengono tracce di castagno o alianto, risultando più amari. In cucina può essere utilizzato in abbinamento ai formaggi. L’infuso si prepara con due cucchiai ben colmi di fiori essiccati, versandoli in acqua calda, in una tazza da 250 millilitri.

Nella mitologia greca il tiglio è simbolo di amore e accoglienza, i sentimenti che unirono i due anziani Filemone e Bauci, che soli in Frigia tra mille case rimaste sprangate aprirono la loro misera capanna a Giove e Mercurio, travestiti da poveri viandanti. Agli dei offrirono un pasto frugale e un povero letto, ma confortevole, dove un sacco di tenere erbe fluviali faceva da materasso. Loro soli si salvarono dalla furia delle acque che sommersero l’ingratitudine di quella contrada, mentre la loro capanna fu mutata in un tempio di cui diventarono i sacerdoti, e ormai vecchissimi vennero trasformati in un tiglio e una quercia [Ovidio, Metamorfosi, VIII, 618-724].  
Albero sacro a molti popoli, in particolare agli slavi, le città tedesche avevano spesso nel loro punto centrale un piccolo gruppo di tigli ed era duso piantarli nei luoghi destinati agli incontri commerciali, poiché si sapeva che la sua presenza dona calma e benessere alle persone e favorisce la comprensione nelle relazioni. Una delle più note testimonianze di quest’abitudine può essere rinvenuta nell’Unter den Linden a Berlino, lungo in cui furono piantati fin dal XVI secolo – le piante originarie andarono distrutte durante la seconda guerra mondiale.

È curioso notare che il padre della classificazione scientifica degli organismi viventi, Carl Linnaeus (1707-1778) divenuto Carl von Linné dopo lattribuzione del titolo nobiliare, porti nel nome il sostantivo locale indicante il tiglio (Lind), scelto da suo padre Nils per ricordare lesemplare centenario che viveva nell’aia dei nonni.

A Macugnaga, in provincia di Novara, gli anziani solevano riunirsi sotto un tiglio plurisecolare e secondo le leggende alpine raccolte dalla scrittrice e antropologa Maria Savi-Lopez, per molti valligiani si trattava di un albero fatato. «Il nano Alberico, il quale, come già dissi, rappresenta nell’antica poesia popolare germanica un poetico elfo, visse, secondo la credenza popolare, per tre anni in un tiglio, che divenne pure albero sacro; e questa leggenda è nota anche nella Scandinavia». [Da Maria Savi-Lopez, Leggende delle Alpi, Editrice il Punto – Piemonte in Bancarella, 2014, pag. 241 nel capitolo Alberi e spiriti dei boschi].
Il Piemonte regala tutt’oggi alcune delle migliori produzioni italiane artigianali di miele di tiglio e le sue fioriture sono un elemento caratteristico e suggestivo del paesaggio primaverile. Pianta alla quale sono molto legata fin dall’infanzia – i tigli circondavano la piazza in cui giocavo da bambina e non sono pochi i ricordi di amichevoli conversazioni davanti a calde e fumose tisane. Non è un caso che al pari di altre piante abbia avuto la sua consacrazione nella letteratura, come in questa poesia del russo Sergej Esenin (1895-1925), che qui riportiamo, dove la madrepatria è simbolicamente cantata nell’intreccio di piante, colori, odori che ne incoronano il viso.

(Di Claudia Ciardi)


Pantani e paludi,
azzurro fazzoletto del cielo.
Il dorato degli aghi di pino
il bosco fa risuonare.
Trilla la cincia
tra i riccioli del bosco,
sognano gli oscuri abeti
lo schiamazzo dei falciatori.
Se ne vanno i carri
scricchiolando sul prato –
di tiglio un po’ secco
hanno odore le ruote.
Ascoltano i salici
il fischiettare del vento…
tu mio paese dimenticato,
tu paese mio materno!…

Sergej Aleksandrovič Esenin
 
Da Russia e altre poesie, a cura di C. Ferrari, Dalai editore, 2007


* Fiori di tiglio – Fotografie in bianco e nero di Daniele Regis © 

 

   


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