Mirto
Membro della famiglia delle Myrtaceae, sempreverde in forma di arbusto o alberello che non supera i quattro metri di altezza, il mirto è una delle piante simbolo della flora mediterranea, specie se si guarda agli ecosistemi insulari. Predilige ambienti a clima caldo ma non disdegna luoghi umidi, lungo i corsi d’acqua. Presente anche sulle pendici dei Monti Pisani, c’è chi sostiene che sia il frutto di esemplari importati della Sardegna, al tempo della dominazione di Pisa in epoca medioevale, o che il vento con opera più mite e paziente ne abbia trasportato i semi dalle vicine isole a quei rilievi. Corteccia di colore marrone scuro o rossastra, foglie lanceolate, bacche piccole, sferiche, color nero-violaceo contenenti semi che danno sul giallo. Tali frutti maturano tra ottobre e dicembre e sono commestibili; da questi come anche dalle foglie si estrae il famoso liquore di mirto, la cosiddetta grappa dei pescatori. La sua variante corsa, chiamata myrtéi, ha spiccate qualità digestive. I fiori bianchi che si schiudono in tarda primavera o inizio estate offrono uno spettacolo estremamente suggestivo e diffondono una fragranza pepata, le bacche invece sono di sapore aspro e resinoso.
Ottimi mirti sardi: Mirto del contadino, Murta, Rau, Zedda Piras.
Si tratta di una delle erbe aromatiche per eccellenza, dalle proprietà antisettiche, ricca di vitamina C, tanto da essere largamente adoperata dalla medicina omeopatica nei preparati per alleviare i disturbi alle vie respiratorie, rivelandosi efficace contro tosse, bronchite, raffreddore, sinusite. L’olio essenziale è utile contro tosse, cistite, acne. Nei diffusori o nell’acqua degli umidificatori dei termosifoni (calcolare una goccia per ogni metro quadrato dell’ambiente che si vuole trattare) disinfetta l’aria, indicato particolarmente nelle camere di bambini o anziani.
Assurta alla gloria fin dall’antichità tanto che nel Foro romano vi era un antico altare consacrato a Venere Mirtea, in quanto la dea subito dopo esser nata dal mare si sarebbe rifugiata in un bosco di mirto, il poeta greco Archiloco la celebra in questi versi:
Con
una fronda di mirto giocava
ed
una fresca rosa;
e
la sua chioma
le
ombrava lieve e gli omeri e le spalle.
(Frammento 40 LB – Traduzione di Salvatore Quasimodo)
Ed eccolo al centro di una descrizione del paesaggio isolano, una galleria botanica che Grazia Deledda disegna in uno dei romanzi a mio avviso più incisivi della sua produzione, L’edera:
«L’alloro
dalle foglie lucide, il corbezzolo, il mirto dal frutto nero, il ginepro
fragrante, le macchie ancora fresche della rosa peonia, tutte le piante più
rare della flora sarda, rivestivano la valle, circondavano le rocce, si
arrampicavano fin sulle cime più alte».
(Grazia Deledda)
Piantaggine
Diffusamente conosciuta come antinfiammatorio ed espettorante, utile in caso d’infiammazioni delle mucose. Tale caratteristica è dovuta all’aucubina, che per idrolisi libera una genina biciclica di nome aucubigenina. Questo principio attivo possiede una marcata proprietà antiallergica e decongestionante, il cui meccanismo di azione si esplica nell’inibizione della sintesi dei mediatori dell’infiammazione. Perciò la piantaggine è utilizzata efficacemente negli stati infiammatori della cute e delle mucose che rivestono bocca, gola e vie respiratorie in genere, per alleviare tosse, catarro bronchiale, bronchite cronica, allergia, sinusite, e per le infiammazioni dell’apparato urogenitale; quindi in presenza di reazioni allergiche e infezioni batteriche, grazie anche all’azione antisettica esercitata dagli acidi fenolici. Infine trova impiego come rimedio diuretico e remineralizzante per il suo contenuto di acido silicico, zinco e potassio.
Se ne ricavano sciroppi e infusi. Ricetta per l’infuso: un cucchiaio di foglie di piantaggine, una tazza d’acqua. Versare le foglie nell’acqua bollente e spengere il fuoco. Coprire e lasciare in infusione per dieci minuti. Filtrare l’infuso e berne due tazze al giorno lontano dai pasti.
Tintura madre di piantaggine: quaranta gocce in mezzo bicchiere d’acqua, da bere due volte al giorno, lontano dai pasti.
Dioscoride, botanico e medico greco che operava nel I secolo d. C., la riteneva efficace per la cura della dissenteria, mentre Plinio la definiva “erba magica” per le sue numerose proprietà terapeutiche. I medici della Scuola Salernitana ne sfruttavano la virtù astringente come rimedio contro le mestruazioni abbondanti e “gli spostamenti dell’utero”; il medico e filosofo Alberto Magno (XIII sec.) la considerava un formidabile antidoto contro il veleno di scorpioni e serpenti.
Pianta
assai modesta che non ha mai esercitato nessun fascino, né per la bellezza dei
suoi colori né per il profumo dei suoi fiori, la piantaggine è da sempre
relegata al rango di umile pianta della strada, fedele alleata nelle pratiche della medicina
popolare. Il suo nome deriva dalla parola latina planta, sia per la somiglianza
delle foglie alla pianta del piede, sia per la sua familiarità col passaggio
dei viandanti. Eppure
la poetessa russa Anna Achmatova la sentì tanto complice e affine da intitolarle una raccolta di versi, sigillo della propria esperienza lavorativa alla
biblioteca dell’Istituto di agronomia di San Pietroburgo e della storia sentimentale con il poeta e assirologo
Vladimir Šilejko (1918-1921).
Nella
tradizione irlandese si dice che San Patrizio d’Irlanda abbia bevuto da una
fonte usando una foglia di piantaggine maggiore, simile alla piantaggine
lanceolata ma con le foglie più larghe e stondate, tanto che il suo nome in
gaelico è Cuach Phádraig, ossia “la scodella di Patrizio”.
L’Incantesimo
delle Nove Erbe è un trattato che risale al IX o X secolo
d. C. che racchiude le credenze del folklore britannico, in cui viene citata la
forza della piantaggine:
E
tu, piantaggine, madre delle erbe,
aperta
a oriente, potente dentro;
carri
passano su di te, la regina cavalca su di te,
gridano sopra di te le spose, rumorosi i buoi.
Tu
puoi resistere a tutto e resistente rimani in piedi;
così
puoi tu resistere ad ogni veleno e contagio
e
al nemico che attraversa il paese.
(versi
7-13)
Due tra le migliori tisane espettoranti e decongestionanti prodotte in Italia, perfette contro le infreddature dell’inverno ma ottime da gustare anche fuori stagione, sono Expettoral, a base di mirto, erisimo, grindelia ed eucalipto, della ditta Specchiasol, e GrinTuss, con grindelia, piantaggine, elicriso e oli essenziali, a marchio Aboca.
(Di
Claudia Ciardi – per la rubrica «Arboreto salvatico»)
Ricordando
Ippolito Pizzetti, enciclopedista delle piante. Scomparso nel 2007, gli scritti
delle sue rubriche a tema ecologista, dall’«Espresso» alle numerose testate
online, sono stati raccolti in diversi volumi. Il libro Naturale inclinazione
(Encyclomedia Publishers, Milano 2011) uscito postumo, dipana alcuni dei suoi
argomenti prediletti, alberi, paesaggi, città, persone. Un articolo a firma di
Francesca Neonato su «Leggendaria» numero 88 (luglio 2011) ne ripercorre l’opera e
l’umanità. Da riscoprire.
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