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6 novembre 2012

Buon compleanno, Signor Musil! - Alles Gute zum Geburtstag, Herr Musil!



Portrait of Robert Musil


Nachlass zu Lebzeiten (1936)

Pagine postume pubblicate in vita

Vorbemerkung
Nota introduttiva

«Hat sich der Dichter deutscher Nation nicht schon längst überlebt? Es sieht so aus, und genau genommen, hat es, so weit ich zurückzudenken vermag, immer so ausgesehn, und ist bloß seit einiger Zeit in einen entscheidenden Abschnitt getreten.»

«Il poeta di lingua tedesca non è già da lungo tempo sopravvissuto a se stesso? Così sembra, e a regola la cosa è sempre andata in questo modo, per quanto indietro possa risalire con la mente, e solo da qualche tempo è giunta a una fase decisiva»

(Traduzione/ Übersetzung – Claudia Ciardi)


Diari – Quaderno 31 – traduzione di Enrico De Angelis

Scene di strada: Alla sera sul Kurfürstendamm una grande confusione che si impone sordamente, ma non troppo forte. Le persone vengono strappate dalla loro via da un’onda che si propaga risalendo la strada e corrono (tanto più velocemente quanto più sono lontani?) in raggi a ventaglio.
È come un processo fisico.
Si vede quanto debole era il loro «legame con il campo».


Diari – Quaderno 35 – traduzione di Enrico De Angelis

Sono nato nel 1880, ho sessant’anni e scriviamo 1940. Mi pare quasi una coincidenza significativa. Forse qualcuno scoprirà che cosa significa questo. Si è praticata l’astrologia, la grafologia e altre cose con grande stupidità. Forse si sarà capaci di spiegare con una grande teoria anche la mia debolezza psicologica, che si mostra nella mia osservazione. Spiegazione di un’applicazione della mistica dei numeri.
Io stesso ho l’impressione che le cose vadano verso la fine.


Diari – Quaderno 21 – traduzione di Enrico De Angelis

Percorrere di sera la Währingerstrasse. [Strada che da Vienna porta al distretto di Währing]
Donne come fiori che nell’oscurità nuotano portate dalla corrente.
La sua attenzione viene fermata da una fanciulla che cammina sul marciapiedi dalla parte del muro, nella sua stessa direzione. Egli nota una inesprimibile pena nel movimento. Le membra si arrestano, l’andatura si confonde, le gambe vogliono alzarsi contemporaneamente oppure fermarsi contemporaneamente, vuole alzare il braccio che non deve, il braccio destro oscilla in maniera sbagliata, la spalla si torce per la tensione, la volontà soffre di uno sforzo indicibile nel dipanare questa confusione e il corpo, malato di sfinimento, vacilla contro il muro.
Prima di accorgersi di quelle stranezze aveva creduto a un improvviso malessere e voleva accorrere. Ma allora vide il dolce, bel volto della fanciulla.
In quell’attimo egli stesso venne attraversato da un ricordo che veniva da sogni dei quali in stato di veglia fino a quel momento non si era mai reso conto. Ma era il suo sogno; camminava così e all’improvviso non poteva muoversi per la contemporaneità del movimento delle membra, e spostava in avanti di pochissimo una gamba o piegava un dito solo con sforzi [indicibili] vani. Sapeva di sognarlo sempre. Ora il suo sogno gli era stato inviato qui.
Permette che l’aiuti? – chiese e fece scivolare il suo braccio sotto quello della malata. Tremava per paura di una scena isterica, devastante, di spiegazioni davanti a un assembramento di persone. Ma non successe niente. Il suo braccio venne accolto come una cosa naturale. Così gli anormali si riconoscono. – Io ho [spesso] sempre sognato di lei – disse lui – Dove posso condurla? Se non avesse saputo tutto anche lei, questa ridicola espressione avrebbe dovuto suscitare le sue obiezioni oppure una risposta altrettanto ridicola. Ma lei camminava in silenzio appoggiata al suo braccio, completamente sicura ora, e la fiducia del braccio di lei fluiva come un’unione nel braccio di lui. – Io non capisco niente di medicina – disse lui e si sentiva contento. – Non è così grave come sembra – rispose sottovoce la ragazza. – Io l’amo, naturalmente – disse lui…



Musil ist unser Hausheiliger
Von Susanne Beyer

Der Journalist Karl Corino, 60, über sein obsessives Verhältnis zum österreichischen Schriftsteller Robert Musil (1880 bis 1942)

SPIEGEL: Herr Corino, Sie haben 36 Jahre an einer Biografie über Robert Musil gearbeitet. Ihre Recherchen begannen 1966/67 mit der Katalogisierung des Nachlasses in Rom, erst im Mai dieses Jahres haben Sie Ihr 2000-Seiten-Werk abgeschlossen. Sind Sie von Musil besessen?

Corino: Ich fürchte schon. Es war eine Faszination von Anfang an.

SPIEGEL: Warum musste es ausgerechnet der sperrige Klassiker Musil sein?

Corino: Ich bin Bauernsohn aus Franken und hatte 1959 mein Schlüsselerlebnis: Da las ich eine Musil-Passage, in der er auf eine für mich verblüffend exakte Weise Rinder im Morgenlicht beschreibt: Die Rinder lagen "auf den Wiesen halb wach und halb schlafend. In mattweißen steinernen großen Formen lagen sie auf den eingezogenen Beinen, den Körper hinten etwas zur Seite hängend; sie blickten den Vorübergehenden nicht an, noch ihm nach, sondern hielten das Antlitz unbewegt dem erwarteten Licht entgegen?.

SPIEGEL: Musil gilt inzwischen als einer der wichtigsten Repräsentanten deutschsprachiger Literatur, kann aber mit der Popularität seines Zeitgenossen Thomas Mann nicht mithalten. Wollten Sie Musil seinem Konkurrenten gegenüber aufwerten?

Corino: Das Verhältnis zwischen Mann und Musil trägt in der Tat tragische Züge. Musil kam immer ein bisschen zu spät. Er war fünf Jahre jünger als Mann und hat sich zum Beispiel vom "Zauberberg? gehörig in seiner Arbeit verunsichern lassen. Ich habe die historische Ungerechtigkeit gegen Musil stark empfunden, das war sicherlich auch ein Impetus meiner Arbeit.

SPIEGEL: Der Kritiker Marcel Reich-Ranicki hat kürzlich Musils unvollendetes Hauptwerk "Der Mann ohne Eigenschaften? als misslungen bezeichnet und Musil selbst als gehässig. Wie haben Sie diesen Angriff auf das Objekt Ihrer Begierde verkraftet?

Corino: Ich habe mit Reich-Ranicki ein paarmal telefoniert, als er an dem Musil- Aufsatz saß, und ich merkte schon, dass er beratungsresistent ist. Aber ich kann ihm in seinem Urteil nicht zustimmen. Mich hat zum Beispiel Musils Bildlichkeit immer fasziniert: Wenn er Diotima mit einem "jungen Rind? vergleicht, das "die trockenen Gräser betrachtete, die es ausrupfte?, gefällt mir das - auch aus den eben genannten Gründen. Reich-Ranicki aber kann darin nur sprachliche Entgleisungen sehen. Er rügt auch das Nicht-Fertigwerden, das Sich-Verlaufen im Essayistischen, was ich immer als sehr modern empfunden habe.

SPIEGEL: Wenn ein Romancier eine Figur sterben lässt, kann er mitunter sehr leiden. Was empfanden Sie, als Sie Musil im vorletzten Kapitel ihrer Biografie in den Tod verabschieden mussten?

Corino: Ich kann Ihnen sagen, dass dieses Ereignis zumindest von meiner Frau herbeigewünscht wurde. Ich arbeitete größtenteils im Souterrain an dem Buch, und meine Frau trat manchmal auf den Treppenabsatz und rief herunter: "Ist er endlich tot?? Ich musste lange sagen: "Nein, er röchelt noch.?

SPIEGEL: Ihre Frau Elisabeth hat - wie auch Sie - Ihre Doktorarbeit über Musil geschrieben. Führen Sie eine Ehe zu dritt?

Corino: Wahrscheinlich. Ohne Musil hätten wir uns nie kennen gelernt, ohne ihn gäbe es also unsere Kinder und Enkel nicht. Er ist zu einer Art Hausheiligem geworden. Wir haben ihm jetzt in unserem Garten ein Denkmal errichtet. Musil selber hat ja kein Grab, seine Witwe verstreute seine Asche am Rande zweier Genfer Gärten. Und nun haben wir ihm eine Art Ruhestätte bereitet: einen Bronzeabguss seiner Totenmaske auf einer Steinplatte. Da ist er jetzt, zwischen Farnsträuchern, um ihn selber zu zitieren, "bescheiden zur Natur zurückgekehrt wie ein weggeworfener Schuh?. Interview: Susanne Beyer
DER SPIEGEL 41/2003


Gesammelte Werke 7 - hrsg. von Adolf Frisé

Carlo Salzani
Crisi e possibilità. Robert Musil e il tramonto dell’occidente
Peter Lang, Bern, 2010



From the book:

«Ora, la metropoli non va ad indicare solo la grande città e la sua vita da formicaio, non è solo il modello di vita proprio degli enormi agglomerati di asfalto, uomini e cemento; la metropoli è la modernità, esemplifica il modo di vita, dei rapporti sociali, umani, economici e di potere dell’età moderna, della tecnologizzata società di massa. È una società altamente razionalizzata e formalizzata, una macchina estremamente complessa in cui il movimento di ogni singolo componente, di ogni piccolo ingranaggio mette in moto il tutto con una kafkiana automaticità. […] L’esperimento utopico di Musil tenta proprio di dischiudere mete sconosciute a partire dalla radicale accettazione dell’alienazione della vita metropolitana, che include però in sé grandi possibilità di sviluppo.»

Salzani, pp. 80-83

«Il principio di ragion sufficiente elevava ogni evento ad un superiore “status” di necessità, dando un senso anche all’incomprensibile, alla brutale datità del male. Ma molti fattori finiscono per rivelare che l’accadere non ha una causa sufficiente. Si sgretola così l’affresco di una storia unitaria, lineare, univoca e necessaria.
A mettere in crisi definitivamente questa visione della necessità storica è soprattutto la guerra. La guerra è sempre portatrice di orrori difficilmente giustificabili anche dal pensiero dialettico. La prima guerra mondiale inoltre distrugge un mondo, porta alla dissoluzione una secolare potenza e tutte le sue certezze, e quello che ne rimane si agita freneticamente senza sapere che via imboccare.
L’individuo viene sbalzato dal suo involucro e lasciato privo della logica che lo confortava, ed anche il suo agire si rivela nullo: la prima guerra mondiale porta nel teatro della storia le masse, ma mostra contemporaneamente come l’evoluzione degli eventi tocchi solo marginalmente la vita individuale e Musil constata la mancata corrispondenza tra gli avvenimenti e l’uomo.»

Salzani, pp. 141-142

«Dichtung [poesia] è la forma dell’utopia, la latenza del possibile, l’apertura non ancora colmata e irrigidita da ciò che è, ma disponibile ad essere plasmata: “la poesia è la capacità di immaginare come l’uomo può essere, è l’essenza stessa del senso della possibilità: è profezia, utopia, saggismo, tentacolare tentativo di sperimentare in tutte le direzioni le virtualità della propria esistenza; è anzitutto poesia non scritta dell’esistenza umana, dice Musil […]. La poesia è […] la storiografia dell’uomo, l’ipotesi della ‘vita vera’ ”.»

Salzani, p. 238
Chi è Carlo Salzani
Carlo Salzani è Adjunct Research Associate presso il Centre for Comparative Literature and Cultural Studies della
Monash University (Australia), e Alexander von Humboldt Postdoctoral Research Fellow presso la Rheinische Friedrich-Wilhelms-Universität Bonn (Germania). Ha pubblicato Constellations of Reading: Walter Benjamin in Figures of Actuality (Oxford: Peter Lang 2009) e curato, con Barbara Dalle Pezze, Essays on Boredom and Modernity (Amsterdam: Rodopi, 2009).



Robert Musil Literatur Museum in Klagenfurt


4 novembre 2012

La crisi che precede la guerra - Die Krise vor dem Krieg

La crisi che precede la guerra
Die Krise vor dem Krieg

Il Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale e la Biblioteca Austriaca organizzano a Trento, mercoledì 7 novembre, alle ore 17,30, nella Sala degli affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55), l’incontro-dibattito La crisi che precede la Grande guerra. Interviene Massimo Libardi. Introduce Fernando Orlandi.
Francisco Goya - I disastri della guerra

Con l’incontro-dibattito La crisi che precede la Grande guerra prende inizio il ciclo di dodici incontri “Narrare la storia. Il Novecento nella letteratura tedesca”, organizzato dal Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale con la collaborazione della Biblioteca Austriaca.

Con questa iniziativa si intende ripercorrere attraverso alcuni romanzi particolarmente significativi la storia del mondo germanofono nel corso del Novecento. Ogni incontro avrà al centro alcuni romanzi che fungeranno da stimolo per raccontare uno o più decenni di storia.


In questo primo incontro l’atmosfera spirituale e le fratture che precedono la Grande guerra verranno ricostruite a partire da tre opere: Le considerazioni di un impolitico (1918) e La montagna magica (1924) di Thomas Mann e L’uomo senza qualità (1930-1933) di Robert Musil.

Si tratta di un accostamento che può sembrare “anomalo”, poiché i due autori non si amavano e la loro scrittura era separata da una distanza abissale. Ma i due romanzi vivono di una (parziale) comune ispirazione: non solo entrambi finiscono con la decisione del protagonista di arruolarsi – in realtà per l’interminato Uomo senza qualità, si tratta di uno dei finali – ma entrambi ricostruiscono l’atmosfera spirituale della civiltà europea prima dello scoppio della guerra.

“La montagna incantata” – scriveva entusiasticamente Ervinio Pocar – “è un fedele, complesso, esauriente ritratto della civiltà occidentale dei primi decenni del Novecento e, nella sua incantata fusione di prosa e poesia, di vastità scientifica e di arte raffinata, è il libro, forse, più grandioso che sia stato scritto nella prima metà del secolo”. E Italo Calvino, nelle Lezioni americane lo definiva “il libro che possiamo considerare la più completa introduzione alla cultura del nostro secolo […]. Si può dire che dal mondo chiuso del sanatorio alpino si dipartano tutti i fili che saranno svolti dai maitres à penser del secolo: tutti i temi che ancor oggi continuano a nutrire le discussioni vi sono preannunciati e passati in rassegna”.

Nel caso dell’Uomo senza qualità è lo stesso autore ad affermare nei Diari: “La mobilitazione, che lacerò il mondo e il pensiero in maniera tale che fino a oggi non hanno potuto essere ricuciti, è anche la conclusione del romanzo. [...] Che ci fu la guerra, e non poteva non esserci è la somma di tutte le correnti, gli influssi e i movimenti contrastanti che illustro”.

Qui però finiscono le somiglianze, poiché l’apparato concettuale con cui avviene questa illustrazione presenta due strumentazioni concettuali del tutto diverse. La montagna magica infatti riprende le contrapposizioni tra Kultur e Zivilisation, tra Gemainschaft e Gesellschaft, tra il mondo che ha nell’illuminismo, nell’economia capitalistica, nella scienza e nell’individuo il suo fulcro, che si contrappone alla visione romantica della comunità e del legame con il suolo, che un Thomas Mann apertamente schierato a favore degli Imperi centrali sviluppa nelle Considerazioni di un impolitico. Solo che il Mann del 1924 è apertamente schierato a favore della Repubblica di Weimar, cosicché la contrapposizione rappresentata dall’italiano umanista ed enciclopedista Lodovico Settembrini, allievo di Giosuè Carducci e dal gesuita Leo Naphta, fonte di interminabili discussioni è in qualche modo addomesticata. Tuttavia ancora nel 1952, pochi anni prima di morire, Mann scriveva: “Non me la sono mai sentita di rompere davvero con le Considerazioni: esse sono un’opera di travaglio e di scandaglio faticoso e schietto di me stesso a cui devo essere grato già perché solo quella tribolazione ha reso possibile La montagna incantata”.

Per Musil la crisi dell’uomo è più radicale: non si tratta tanto dello scontro tra Kultur e Zivilisation, ma del crollo del nostro “abito metafisico”, come scriverà nei Diari. L’epoca non è riuscita a produrre un nuovo pensiero, adeguato alla realtà, non è riuscita la sintesi di mistica e ragione e ciò ha portato inevitabilmente alla guerra. In un saggio pubblicato sul Der Neue Merkur nel marzo 1921, dal titolo Spirito ed esperienza. Note per i lettori scampati al tramonto dell’Occidente, Robert Musil attacca ferocemente Il tramonto dell’Occidente di Oswald Spengler, che è uno dei libri su cui al contrario è costruita La montagna magica

Pur nella loro diversissima impostazione, i due romanzi costituiscono forse la chiave migliore per leggere le contraddizioni, le fratture, che hanno portato allo scoppio della guerra.


(di Massimo Libardi e Fernando Orlandi)


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