There is a garden in the memory.....
Eraclito
Heraclitus, Fragment 44:
Diogène Laërce, Vies des philosophes, IX, 2
_ _ μάχεσθαι χρὴ τὸν δῆμον ὑπὲρ τοῦ
νόμου ὅκωσπερ τείχεος.
[44. Le peuple doit combattre pour la loi
comme pour ses murailles.]
[The people must fight for its law as for its walls.]
Yasunari Kawabata
Il suono della montagna – Der Klang des Berges
«Non era ancora il cielo di agosto, ma gli insetti cantavano già. Si udiva il suono della rugiada che, a goccia a goccia, cadeva da una foglia sull’altra. Poi, all’improvviso, Shingo udì il suono della montagna.
Non tirava vento. La luna era chiara, quasi piena, ma l’aria della notte era umida. I contorni degli alberi che ornavano la collina erano vaghi. I rami, tuttavia, erano fermi. Anche le foglie delle felci sotto la veranda dove si trovava Shingo erano ferme.
La casa si trovava in fondo a una terra stretta che a Kamakura chiamavano comunemente yato, la valle. Certe notti si udiva il suono delle onde. All’inizio, perciò, Shingo aveva pensato che si trattasse del suono del mare. Era chiaramente il suono della montagna, invece.
Somigliava al suono del vento lontano, ma aveva una forza profonda come se si trattasse dei rimbombi della terra. Pareva quasi che qualcosa risuonasse nel suo capo.»
«….et le vent du matin soufflait sur les lanternes.
C’était l’heure où l’essaim des rêves malfaisants
tord sur leurs oreillers les bruns adolescents;
où, comme un oeil sanglant qui palpite et qui bouge,
le lampe sur le jour fait une tache rouge»
«…..il vento del mattino soffiava sul lampione un po’ spento.
Era l’ora che sciami di sogni turbolenti
torcono sui cuscini i bruni adolescenti.
Come un occhio ferito che palpita, intorno
sanguinate, la lampada macchia di rosso il giorno»
Charles Baudelaire, Le crépuscule du matin [Il crepuscolo del mattino]
Robert Musil
Heft 26, 1921-1923?, p. 672
Alle Völker wurden von etwas Irrationalen aber Ungenheurem berührt, fremd, nicht von der gewohnten Erde, später als eine Halluzination erklärt. Bemerkbare Teile dieses Erlebnisses: Jeder hatte mit jedem zum erstenmal etwas gemeinsam. Auflösung in ein überpersönliches Geschehen. Man spürt die Nation leibhaft. Mystische Ureigenschaften so real wie Fabriken. Andres Verhältis zum Tod. Beim Duchschnittsmenschen speziell: Gefühl etwas Großes zu erleben. Man kann das nicht einfach eine Trunkenheit, Psychose, Suggestion, Blendwerk usw. nennen. Etwas Verwandtes wiederholte sich beim Ende des Kriegs. Die österliche Weltstimmung. Auch sie war keine Illusion usw. Sie war wie ein trojan Pferd: ein Betrug – aber in den Umrissen eines göttlichen Erlebnisses.
«Tutti i popoli vennero toccati da un che di irrazionale e mostruoso, estraneo, non proveniente dal mondo usuale, più tardi spiegato come un’allucinazione. Parti percettibili di questa esperienza: ognuno aveva qualcosa in comune con ognuno. Dissoluzione in un accaduto sovrapersonale. Si percepisce la nazione in carne ed ossa. Qualità mistiche reali al pari di fabbriche. Un diverso rapporto nei confronti della morte. Particolarmente presso gli uomini mediocri: sensazione di qualcosa di grande da conoscere. Non la si può semplicemente chiamare un’ebbrezza, una psicosi, una suggestione, un’illusione. Un che di affine si ripeté al termine della guerra. L’universale sentimento della Pasqua. Non era un’illusione ecc…Era un cavallo di Troia: un imbroglio ma sotto le spoglie di un’esperienza divina.»
Traduzione di Claudia Ciardi
Birken im Schnee ©
Sergej Esenin
Сергей Александрович Есенин
[Ardi, mia stella, non cadere]
Ardi, mia stella, non cadere.
Fai scendere freddi i tuoi raggi.
Giacché oltre la cinta del cimitero
un cuore vivo non batte.
Tu splendi di agosto e di segale
e riempi il silenzio dei campi
con il singhiozzante tremore
di gru non migrate.
E, alzando più alta la testa,
al di là del bosco, della collina,
sento ancora qualcuno che canta
il paese paterno, la casa natale.
E l’autunno che si fa d’oro,
e secca il succo alle betulle,
per tutti quelli che ho amato e lasciato
sulla sabbia piange le foglie.
Io so, so. Presto, presto,
per colpa non mia né di altri
sotto un basso steccato di lutto
avrò in sorte anch’io di giacere.
Si spengerà la carezzevole fiamma,
e il cuore in polvere si muterà.
Una pietra grigia porranno gli amici
con una gioiosa scritta in poesia.
Ma conciliato col rito funebre,
io per me stesso così scriverei:
ho amato la patria e la terra
come la bettola l’alcolizzato.
Traduzione di Margherita De Michiel
I poeti di Via del Vento, Sergej Esenin, Stanco di vivere e altre poesie, Acquamarina, 17
Full catalogue on facebook/ Via del Vento, «Acquamarina» archive
Esenin.ru
Mein Fenster
Tagebuchzeichnung
1910
The Canticle of Jack Kerouac
Il cantico di Jack Kerouac
[.....]
Far from the sea far from the sea
of Breton fishermen
the white clouds scudding
over Lowell
and the white birches the
bare white birches
along the blear night roads
flashing by in darkness
(where once he rode
in Pop’s old Plymouth)
And the birch-white face
of a Merrimac madonna
shadowed in streetlight
by Merrimac’s shroudy waters
- a leaf blown
upon the sea wind
out of Brittany
over endless oceans
There is a garden in the memory of America
There is a nightbird in its memory
There is an andante cantabile
in a garden in the memory
of America
In a secret garden
in a private place
a song a melody
a nightsong echoing
in the memory of America
In the sound of a nightbird
outside a Lowell window
In the cry of kids
in the tenement yards at night
In the deep sound
of a woman murmuring
a woman singing broken melody
in a shuttered room
in an old wood house
in Lowell
As the world cracks by
thundering
like a lost lumber truck
on a steep grade
in Kerouac America
[.....]
*** *** ***
Lontano dal mare lontano dal mare
dei pescatori bretoni
le nuvole bianche navigano veloci su Lowell
e le bianche betulle le
bianche betulle nude
lungo le buie strade della notte
compaiono improvvise nel buio
(dove lui una volta passava
nella vecchia Plymouth di Pop)
E il volto bianco come una betulla
di una madonna di Merrimac
sotto l’ombra di un lampione di strada
lungo le nebbiose acque del Merrimac
- una foglia soffiata
dal vento di mare
dalla Bretagna
su oceani infiniti
C’è un giardino nella memoria d’America
C’è un uccello notturno nella sua memoria
C’è un andante cantabile
in un giardino della memoria
d’America
In un giardino segreto
in un luogo privato
un canto una melodia
l’eco di una canzone notturna
nella memoria d’America
Nel canto di un uccello notturno
fuori da una finestra di Lowell
Nelle grida di bambini
nei cortili popolari
Nel suono profondo
di una donna che sussurra
una donna che canta una melodia interrotta
in una stanza con le persiane chiuse
in una vecchia casa di legname
a Lowell
Mentre il mondo scricchiola
con gran rumore
come un vecchio camion di legname
su una ripida salita
nell’America di Kerouac
Foto di Claudia Ciardi ©Via Nemoreto
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