In occasione dell’uscita del volume monografico su Schellino edito da Sagep si
è tenuta a Dogliani un’iniziativa culturale di largo respiro. Una tavola
rotonda con gli autori delle ricerche sulle carte inedite dell’archivio
schelliniano, presieduta dal curatore scientifico, il professor Daniele Regis
(DAD, dipartimento architettura e design, Politecnico di Torino), moderata da
Andrea Longhi, architetto, professore associato di Storia dell’architettura e di Storia e critica del patrimonio territoriale, direttore della rivista «Atti e
rassegna tecnica».
Nell’ambito delle iniziative per i settecento anni dalla morte di Dante
Alighieri, presentata l’opera artistica di Enrico Mazzone, già illustratore
della Commedia, qui impegnato a esporre le fasi creative del suo Empireo
schelliniano.
Inaugurate inoltre due mostre fotografiche di Michele Pellegrino e Daniele
Regis, interpreti di punta delle architetture di Giovanni Battista Schellino
restituite attraverso raffinati e toccanti scatti in bianco e nero. Un
patrimonio esteso quello delle fotografie dedicate al grande progettista
doglianese, che attraversa più di mezzo secolo e che ormai è a tutti gli
effetti un’eredità culturale a se stante, volta a illuminare il patrimonio monumentale vero e proprio.
Le mostre sono a ingresso libero, visitabili fino al 7 gennaio 2022 negli spazi del Sacra Famiglia di Dogliani.
«Un
corpus di altissimo valore artistico che si costruisce intorno ad alcune
figure di fotografi artisti, intellettuali ed architetti specialmente di area
piemontese e lombarda con agganci internazionali, alla Francia e a Istanbul:
Ugo Mulas, Roberto Gabetti, Aimaro Oreglia d’Isola, Daniele Regis, Michele
Pellegrino, Ebru Sidar.
Una
“collezione” ampia, costituita da centinaia di immagini d’autore, ancora tutta
da definire ed esplorare, anche se documentata (seppure parzialmente rispetto
all’estensione degli archivi) dagli apparati iconografici di Ugo Mulas e
Roberti Gabetti a corredo dei volume Architettura dell’eclettismo, Un
saggio su G. B. Schellino (1973), di Daniele Regis per il Giovanni Battista
Schellino a Dogliani (2006) e per gli Atlanti neogotici di Il CuNeo
gotico, Temi e itinerari nella provincia di Cuneo (2016) ripresi
dall’edizione inglese (2018), sino alla presente edizione che documenta anche
recenti immagini di Michele Pellegrino ed una nuova campagna che segna inediti
passaggi extra muros, e riprese sul complesso monumentale del cimitero
di Dogliani dopo il restauro.
Tre
grandi mostre fotografiche hanno segnato i passaggi nella costruzione del
patrimonio iconografico. La prima nel 1998 a Dogliani Castello (ripresa nel
2005 in occasione del centenario della morte di Schellino deciso il nuovo
taglio critico ed espositivo, prefigurando la possibilità della costituzione di
una grande collezione permanente su Schellino, includendo (si discuteva in quei
mesi il progetto di un libro sul misconosciuto archivio delle fotografie di
Roberto Gabetti e Aimaro Isola consistente in migliaia di negativi) alcuni
inediti gabettiani sulle opere di Schellino». (Dalla lectio magistralis di Daniele
Regis, Dogliani, 11 dicembre 2021)
Dunque,
un dialogo sul patrimonio artistico e quello letterario di due epoche in
diversi territori. Gotico e Medioevo, il grande poeta fiorentino e le
suggestioni che l’epica potente della Divina Commedia hanno creato negli
ingegnosi interpreti del neogotico ottocentesco. Un’eco che l’ingresso al Cimitero
monumentale di Dogliani con la sua selva di guglie fiammeggianti rimanda con intenso vigore plastico.
I
citati allestimenti, i dibattiti che li hanno accompagnati e i progetti che da
qui si svilupperanno, auspicabilmente in un periodo libero infine da
restrizioni, nel quale la cultura torni a essere condivisa e fruita dal più
ampio pubblico, intendono costituire il punctum originis per una serie
di iniziative su scala nazionale ed internazionale con centro nelle Langhe,
seguendo il percorso già tracciato dalla mappa dei Beni Faro e implementando lo
studio e la valorizzazione degli artisti neogotici (architetti, fotografi,
letterati) a partire dalle opere di Giovanni Battista Schellino (1818-1905).
Il
libro pubblicato quest’anno dalla Sagep completa la trilogia neogotica
pianificata da questo editore fin dal 2016, anno dell’uscita di Il
CuNeo gotico. Non solo atti del convegno ma un vero e proprio catalogo
d’arte. È stato peraltro oggetto di presentazione il 24 novembre 2021
nell’ambito della IV settimana del Patrimonio alla presenza del curatore
Daniele Regis e degli allievi del Dottorato di ricerca in Beni Architettonici e
paesaggistici – Castello del Valentino, Politecnico di Torino.
(Dall’intervista
di Anna Cavallera a Daniele Regis, «Il Corriere di Saluzzo», 4 novembre 2021)
«Quali sono state le riflessioni più
importanti emerse in occasione del Convegno internazionale dedicato al
bicentenario della nascita di Schellino?» (A. C.)
«Il convegno aveva un taglio fortemente interdisciplinare: storia
dell’architettura e della società, storiografia, rapporti con le arti,
valorizzazione e tutela del patrimonio, restauro e tecniche del restauro, archivistica,
letteratura, iconografia e fotografia hanno contribuito tutte – nel loro
insieme – alla definizione dello stato dell’arte degli studi sul neogotico e
del rilievo assoluto del patrimonio
neogotico della Provincia di Cuneo, stimolando pure l’apertura di nuove prospettive di studio e filoni di
ricerca con proposte concrete anche per la costituzione di un Centro
internazionale di studi sul
neogotico/Fondazione Schellino e di un fondo fotografico con opere di altissimo
livello». (D.
R.)
«Il
volume uscito nel 2021 affronta il tema del “neogotico” piemontese inserendolo
in un più ampio contesto internazionale, quindi presenta i percorsi diramati
nelle diverse discipline artistiche del progetto del CuNeogotico. Può
introdurci al tema?». (A. C.)
«È
davvero arduo in queste brevi note introdurre efficacemente le diverse
traiettorie e interpretazioni. Andrew Graham Dixon offre un sorprendente quadro
internazionale ma anche locale con riferimenti al Barocco, Enzo Biffi Gentili
discute dei rapporti con il neogotico contemporaneo, Daniele Regis sulla storia
della storiografia e sui rapporti con le culture alte, Lorenzo Mamino insiste
sugli aspetti “vernacolari”, Carla Bartolozzi sulle modalità di valorizzazione
del patrimonio in un panorama di
comunicazione e fruizione dei beni culturali mutato, la Soprintendenza – con Silvia Valmaggi – dà misura di
un’imponente ricerca, Claudia Clerico e Nelson Lozano ricostruiscono la lunga
storia del Cimitero e dei suoi restauri
sino a i giorni nostri, Elisabetta Gabetti racconta la storia
dell’archivio Schellino sino all’ultima donazione, Claudia Ciardi attraverso un
inedito dialogo fra letterature antiche e manualistica ottocentesca interpreta
la sfaccettata personalità
dell’autore; segue poi la
ricostruzione della stupenda stratificazione di immagini d’autore su Schellino
degli ultimi cinquant’anni. È un taglio che avevo scelto sin dal 1999 mentre
lavoravo all’archivio di Roberto Gabetti. Così per cenni, ma lasciamo ai
lettori scoprire i diramati percorsi». (D. R.)
La
scoperta e l’analisi di alcune carte inedite hanno contribuito a illuminare il
rapporto di Schellino con gli autori del mondo antico, un interesse profondo
all’insegna della curiosità ma ancor più del desiderio di penetrare il
messaggio politico e morale dei classici.
Riporto integralmente la domanda che mi è stata rivolta da Andrea Longhi: «interessante
nel saggio della Ciardi il concetto di parole come “forme di architettura in
potenza”: questo significa che i materiali poetici e narrativi prodotti da
Schellino hanno valore solo in quanto chiavi di lettura dell’attività
costruttiva, o hanno un valore autonomo di testimonianza di cultura letteraria?
Il
rapporto tra mondo rurale ed eticità della professione (richiamato anche dalla
definizione di “contadino erudito” data dal professor Lorenzo Mamino) mi pare
poi uno dei nodi più interessanti e attuali».
Nel mio intervento ho inteso precisare come la parola letteraria valga per
Schellino in quanto elemento sapienziale, ma anche come signum attraverso
cui definire e sostanziare la sua opera. Le due dimensioni non si escludono e
sono coerenti con la sua visione impegnata di cittadino che mette la propria cultura e il mestiere a servizio della società e della cura del territorio.
La
scheda del volume sul sito della casa editrice:
http://www.sagep.it/easyStore/SchedeVedi.asp?SchedaID=2457
Un
video ricorda i passaggi salienti della ricerca, omaggio ai lavori sui documenti
d’archivio, alle campagne fotografiche, alla cernita di testi e immagini dal
2018 al 2021:
https://www.youtube.com/watch?v=B5Uft37xt1o
E il video
celebrativo per Schellino 200:
https://www.youtube.com/watch?v=VQlX0SDXVk8
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(Di Claudia Ciardi)