1 marzo 2013

Notturni - Nocturnes



Gustav Klimt (Baumgartner, Wien, 1862 - Wien 1918)
Bauernhaus mit Birken
Casa colonica con betulle

Il "Notturno" di Alcmane (fr. 89 P)

                             εὕδουσι δʼ ὀρέων κορυφαί τε καὶ φάραγγες

                             πρώονές τε καὶ χαράδραι

                             φῦλά τʼ ἑρπέτ' ὅσα τρέφει μέλαινα γαῖα

                             θῆρές τʼ ὀρεσκώιοι καὶ γένος μελισσᾶν

                             καὶ κνώδαλʼ ἐν βένθεσσι πορφυρέας ἁλός·

                             εὕδουσι δʼ οἰωνῶν φῦλα τανυπτερύγων.
Alcmane di Sparta
(seconda metà del VII secolo a.C.)
Dormono le cime dei monti e le forre
le vette e i dirupi
e gli animali quanti la nera terra ne nutre,
le fiere selvatiche e la stirpe delle api
e nei fondali del ribollente mare i mostri;
degli uccelli con le stese ali riposan gli stormi.
(Traduzione di Claudia Ciardi)

Aen. IV, 522-527

Nox erat et placidum carpebant fessa soporem
corpora per terras, siluaeque et saeua quierant
aequora, cum medio uoluuntur sidera lapsu,
cum tacet omnis ager, pecudes pictaeque uolucres,               525
quaeque lacus late liquidos quaeque aspera dumis
rura tenent, somno positae sub nocte silenti.

Virgilio
(Andes, 15 ottobre 70 a.C. – Brindisi, 21 settembre 19 a.C.)

Era notte e un dolce sopore gli affaticati corpi prendeva
nelle contrade della terra, e le selve e le inquiete distese del mare
tacevano, quando a mezzo del giro gli astri son volti,
quando ogni campo riposa, le bestie e i variopinti uccelli,
che ovunque i limpidi laghi abitano e le incolte campagne,
in notte silente nel sonno deposti.

(Traduzione di Claudia Ciardi)


Hymnen an die Nacht, III

Einst da ich bittre Thränen vergoß,
da in Schmerz aufgelöst meine Hoffnung zerrann,
und ich einsam stand am dürren Hügel, der in engen,
dunkeln Raum die Gestalt meines Lebens barg – Einsam,
wie noch kein Einsamer war, von unsäglicher Angst
getrieben – Kraftlos, nur ein Gedanken des Elends noch. –
Wie ich da nach Hülfe umherschaute, Vorwärts nicht könnte
und rückwärts nicht, und am fliehenden, verlöschten Leben
mit unendlicher Sehnsucht hing: – da kam aus blauen Fernen –

Von den Höhen meiner alten Seligkeit ein Dämmerungs Schauer –
Und mit einemmale riß das Band der Geburt – des
Lichtes Fessel. Hin floh die irdische Herrlichkeit und
meine Trauer mit ihr – Zusammen floß die Wehmuth
in eine neue, unergründliche Welt – Du Nachtbegeisterung,
Schlummer des Himmels kamst über mich –
Die Gegend hob sich sacht empor; über der Gegend
schwebte mein entbundner, neugeborner Geist. Zur Staubwolke
wurde der Hügel – durch die Wolke sah ich die
verklärten Züge der Geliebten. In ihren Augen
ruhte die Ewigkeit – ich faßte ihre Hände, und die
Thränen wurden ein funkelndes, unzerreißliches
Band. Jahrtausende zogen abwärts in die Ferne,
wie Ungewitter. An Ihrem Halse weint ich dem
neuen Leben entzückende Thränen. – Es war der
erste, einzige Traum – und erst seitdem fühl
ich ewigen, unwandelbaren Glauben an den
Himmel der Nacht und sein Licht, die Geliebte.


Un giorno che versavo amare lacrime,
che in dolore disciolta svaniva,
la mia speranza, ed io stavo solitario presso l’arido tumulo
che in un breve oscuro spazio chiudeva la forma della mia vita –
solitario come nessuno era mai stato, sospinto da indicibile angoscia –
privo di forze, in me soltanto un senso di miseria,
come mi guardavo intorno cercando aiuto, non potevo
avanzare né indietreggiare, e mi aggrappavo alla fuggente vita,
spenta con infinita nostalgia: –  allora venne dalle azzurre lontananze –
dalle altezze della mia antica beatitudine un brivido crepuscolare –
si spezzò d’un tratto il vicolo della nascita – la catena della luce.
Svanì la magnificenza terrestre e il mio lutto con lei –
confluì in un mondo nuovo e impenetrabile la malinconia –
e tu, estasi della notte, sopore del cielo scendesti su di me –
la contrada lentamente si sollevò; e sulla contrada aleggiò
il mio spirito nuovo, liberato. Il tumulo divenne una nube di
polvere – attraverso la nube io vidi
le fattezze trasfigurare dell’amata. Nei suoi occhi
posava l’eternità – afferrai le sue mani,
e le lacrime divennero un vincolo scintillante, inscindibile.
Millenni dileguarono in lontananza, come uragani. Al suo collo
piansi lacrime d’estasi per la nuova vita. – Fu questo il primo,
unico sogno – e da allora sento un’eterna, immutabile fede nel
cielo della notte e nella sua luce, l’amata.

Novalis (* 2. Mai 1772 auf Schloss Oberwiederstedt; † 25. März 1801 in Weißenfels)


La notte fiorentina

Se due amanti
abbracciati ritornano a soffrire,
se non sei che quello che hai portato,
se la terra attende, e il vento torna
a fischiare pei morti,
gelato e rosso come un garofano.
un fiore spende muto il suo profumo
sopra un petto che respira atono,
tu stessa muterai, non sarai più
né un bene né un male impossibile,
se il vento rintocca nelle corti
come un rullo sordo e opaco di tamburo,
un ululo fedele accanto al muro
del padrone addormentato.

(27 febbraio 1946)

Piero Bigongiari (Navacchio, 15 ottobre 1914 – Firenze, 7 ottobre 1947)

* Si veda anche:
Piero Bigongiari, Favola e altre poesie, Via del Vento edizioni, dicembre 2007
collana «Le Streghe»


Nyx

A Louise anch’essa di Lione e d’Italia

O mie notti, o nere attese
o audace paese, o segreti ostinati
o lunghi sguardi, o lampeggianti nubi
o volo dato oltre gl’impenetrabili cieli.

O gran desiderio, o sparsa meraviglia
o bel passaggio dell’incantato spirito
o male peggiore, o scesa grazia
o schiusa porta da nessuno mai varcata

non so perché muoio e annego
prima d’entrare nell’eterna sosta.
Non so di chi sono la preda,
non so di chi sono l’amore.

(5 novembre 1934)

Catherine Pozzi
(Paris, 13 July 1882 - 3 December 1934)

«La parola, che si aggira al bordo di quell’«abisso infinito» del sentire in cui ci si ritrova perduti e divisi, tanto somigliante all’immobile indistinta temporalità dell’«abisso d’infanzia», alla quale sovente ritorna il pensiero della Pozzi, ha bisogno di essere evocata con voce flebile. Eppure questo tono solo all’apparenza sommesso, questa sotterranea religione del cuore sempre a un passo dallo sconfessare il proprio credo o dall’attribuirgli un valore eterno, contiene a fatica la forza di uno slancio sentimentale che del resto intride l’intera opera della poetessa».
Dalla postfazione – Con la voce della notte  (di Claudia Ciardi)



Catherine  Pozzi, Nyx e altre poesie
A cura e traduzione di Claudia Ciardi
 pag. 36,
ISBN 978-88-6226-068-8
Euro 4,00
Collana «Acquamarina»
volumetto n° 48

Scheda/ Book snippet



Catherine Pozzi, «Corriere della Sera», venerdì 8 febbraio 2013


Ida Travi - Catherine Pozzi, «Il Manifesto», sabato 20 aprile 2013

2 commenti:

  1. Bellissimi versi... mi hanno fatto pensare al Canto Notturno di Nietzsche, contenuto in "Così parlò Zarathustra", una perfetta unione tra poesia e filosofia.

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    1. Grazie. Sono davvero contenta che questi pochi versi contribuiscano a una riflessione su alcune tra le voci più alte e rappresentative della letteratura europea, dal mondo antico al Novecento, suscitando altri "echi notturni".

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