«Cinque brevi prose inedite in Italia della grande poetessa ebrea tedesca Else Lasker-Schüler, incentrate sul racconto della sua infanzia in Germania, momento di vita ideale e idealizzato in cui germogliano i semi di una maturità lirica che ne faranno una delle voci femminili più intense e struggenti nel panorama letterario europeo del primo Novecento.
Immenso tema quello della Kindheit, cosmo sentimentale, patria perduta, orizzonte della Sehnsucht. Da Kleist a Benjamin, Roth e Rilke, l’infanzia è una metafora dell’esistenza, la latitudine prescelta per narrare la fragilità umana e il naufragio del mondo. Il poeta la dissotterra come fosse una città sepolta e torna a farvi ardere le fiaccole della propria immaginazione. In questo percorso a ritroso, dove la realtà appare necessariamente sfumata e il filo delle memorie si svolge nel duplice affanno di chi è intento a dipanarlo e di chi lo insegue, emergono nella loro sconvolgente crudezza solitudini e contraddizioni dell’epoca odierna.
Tra tali fuochi fatui, La finestra illuminata della Schüler, vertice di contenuto e di stile tra le prose qui raccolte, è una radura fiabesca, momentaneo risveglio del ricordo strappato all’indifferenza della storia, prodigio di scrittura sul quale si allungano le ombre della sera. Dal riflesso dei suoi vetri si tende una calda mano materna che viene a rassicurare colui che per un attimo vi getta lo sguardo».
(Di Claudia Ciardi)
Else Lasker-Schüler, Concerto e altre prose sull'infanzia,
a cura di Claudia Ciardi,
traduzione di Claudia Ciardi e Katharina Majer,
Via del Vento edizioni, settembre 2014
ISBN 978-88-6226-079-4
Euro 4,00
Scheda del libro/ Book snippet
Contiene/ Table of content:
Di prima mattina
Elberfeld nel Wuppertal
La mia infanzia
Concerto
La finestra illuminata
«Venticinque anni fermentò questa poesia nel mio cuore, divenne una vigna, un’antica vite di Spagna, vite giudaica, dell’età delle stelle. Con l’arte va infatti come col vino. Quanto più si dispiega sulla volta del cuore, tanto più si rafforza. Alla mia adorata mamma, che io, da quando mi si rivelò la finestra ad arco, nell’andare a dormire la sera con timore ero solita abbracciare forte, raccontavo con grandi occhi il segreto del vetro illuminato. «Sei una poetessa», diceva mia madre. E il fatto che lei ora sia morta e non possa prendere parte di persona al banchetto apparecchiato dei miei versi, rattrista la mia anima. È in cielo, e quando è sera, la cerco dietro il luminoso granato della finestra di nuvole».
Da La finestra illuminata
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