4 novembre 2012

La crisi che precede la guerra - Die Krise vor dem Krieg

La crisi che precede la guerra
Die Krise vor dem Krieg

Il Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale e la Biblioteca Austriaca organizzano a Trento, mercoledì 7 novembre, alle ore 17,30, nella Sala degli affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55), l’incontro-dibattito La crisi che precede la Grande guerra. Interviene Massimo Libardi. Introduce Fernando Orlandi.
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Con l’incontro-dibattito La crisi che precede la Grande guerra prende inizio il ciclo di dodici incontri “Narrare la storia. Il Novecento nella letteratura tedesca”, organizzato dal Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale con la collaborazione della Biblioteca Austriaca.

Con questa iniziativa si intende ripercorrere attraverso alcuni romanzi particolarmente significativi la storia del mondo germanofono nel corso del Novecento. Ogni incontro avrà al centro alcuni romanzi che fungeranno da stimolo per raccontare uno o più decenni di storia.


In questo primo incontro l’atmosfera spirituale e le fratture che precedono la Grande guerra verranno ricostruite a partire da tre opere: Le considerazioni di un impolitico (1918) e La montagna magica (1924) di Thomas Mann e L’uomo senza qualità (1930-1933) di Robert Musil.

Si tratta di un accostamento che può sembrare “anomalo”, poiché i due autori non si amavano e la loro scrittura era separata da una distanza abissale. Ma i due romanzi vivono di una (parziale) comune ispirazione: non solo entrambi finiscono con la decisione del protagonista di arruolarsi – in realtà per l’interminato Uomo senza qualità, si tratta di uno dei finali – ma entrambi ricostruiscono l’atmosfera spirituale della civiltà europea prima dello scoppio della guerra.

“La montagna incantata” – scriveva entusiasticamente Ervinio Pocar – “è un fedele, complesso, esauriente ritratto della civiltà occidentale dei primi decenni del Novecento e, nella sua incantata fusione di prosa e poesia, di vastità scientifica e di arte raffinata, è il libro, forse, più grandioso che sia stato scritto nella prima metà del secolo”. E Italo Calvino, nelle Lezioni americane lo definiva “il libro che possiamo considerare la più completa introduzione alla cultura del nostro secolo […]. Si può dire che dal mondo chiuso del sanatorio alpino si dipartano tutti i fili che saranno svolti dai maitres à penser del secolo: tutti i temi che ancor oggi continuano a nutrire le discussioni vi sono preannunciati e passati in rassegna”.

Nel caso dell’Uomo senza qualità è lo stesso autore ad affermare nei Diari: “La mobilitazione, che lacerò il mondo e il pensiero in maniera tale che fino a oggi non hanno potuto essere ricuciti, è anche la conclusione del romanzo. [...] Che ci fu la guerra, e non poteva non esserci è la somma di tutte le correnti, gli influssi e i movimenti contrastanti che illustro”.

Qui però finiscono le somiglianze, poiché l’apparato concettuale con cui avviene questa illustrazione presenta due strumentazioni concettuali del tutto diverse. La montagna magica infatti riprende le contrapposizioni tra Kultur e Zivilisation, tra Gemainschaft e Gesellschaft, tra il mondo che ha nell’illuminismo, nell’economia capitalistica, nella scienza e nell’individuo il suo fulcro, che si contrappone alla visione romantica della comunità e del legame con il suolo, che un Thomas Mann apertamente schierato a favore degli Imperi centrali sviluppa nelle Considerazioni di un impolitico. Solo che il Mann del 1924 è apertamente schierato a favore della Repubblica di Weimar, cosicché la contrapposizione rappresentata dall’italiano umanista ed enciclopedista Lodovico Settembrini, allievo di Giosuè Carducci e dal gesuita Leo Naphta, fonte di interminabili discussioni è in qualche modo addomesticata. Tuttavia ancora nel 1952, pochi anni prima di morire, Mann scriveva: “Non me la sono mai sentita di rompere davvero con le Considerazioni: esse sono un’opera di travaglio e di scandaglio faticoso e schietto di me stesso a cui devo essere grato già perché solo quella tribolazione ha reso possibile La montagna incantata”.

Per Musil la crisi dell’uomo è più radicale: non si tratta tanto dello scontro tra Kultur e Zivilisation, ma del crollo del nostro “abito metafisico”, come scriverà nei Diari. L’epoca non è riuscita a produrre un nuovo pensiero, adeguato alla realtà, non è riuscita la sintesi di mistica e ragione e ciò ha portato inevitabilmente alla guerra. In un saggio pubblicato sul Der Neue Merkur nel marzo 1921, dal titolo Spirito ed esperienza. Note per i lettori scampati al tramonto dell’Occidente, Robert Musil attacca ferocemente Il tramonto dell’Occidente di Oswald Spengler, che è uno dei libri su cui al contrario è costruita La montagna magica

Pur nella loro diversissima impostazione, i due romanzi costituiscono forse la chiave migliore per leggere le contraddizioni, le fratture, che hanno portato allo scoppio della guerra.


(di Massimo Libardi e Fernando Orlandi)


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