Il Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale e la Biblioteca Austriaca organizzano a Trento, mercoledì 5 dicembre, alle ore 17,30, nella Sala degli affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55), l’incontro-dibattito Il grande dittatore. L'ascesa di Hitler. Interviene Antonella Gargano. Introduce Massimo Libardi.
11. Mai 1933: Die öffentliche Verbrennung undeutscher Schriften und Bücher auf dem Opernplatz Unter den Linden in Berlin durch Studenten der Berliner Universitäten.
Bildquelle: Bundesarchiv, Bild 102-14597/ unbekannt/ CC-BY-SA
Con l’incontro-dibattito Il grande dittatore. L'ascesa di Hitler prosegue il ciclo di incontri “Narrare la storia. Il Novecento nella letteratura tedesca”, organizzato dal Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale con la collaborazione della Biblioteca Austriaca.
Con questa iniziativa si intende ripercorrere attraverso alcuni romanzi particolarmente significativi la storia del mondo germanofono nel corso del Novecento. Ogni incontro avrà al centro alcuni romanzi che fungeranno da stimolo per raccontare uno o più decenni di storia.
In questo quinto incontro interviene Antonella Gargano, professore ordinario di Letteratura tedesca all’Università “La Sapienza” di Roma.
Ancora prima dell’ascesa di Hitler al potere il processo di nazistificazione della Germania è evidente già negli ultimi anni della Repubblica di Weimar, coinvolgendo in modo particolare i diversi strati sociali che concorrono a formare il ceto medio. Assediato fra depressione economica, inflazione e razionalizzazione, quell’universo di pover’uomini, in tutto simili al protagonista del romanzo di Hans Fallada E adesso, pover’uomo? del 1932 e all’americano Babbitt di Sinclair Lewis (1922), si trasforma in un aggregato instabile e facilmente manovrabile. Il terrore della proletarizzazione e la crisi di identità innescano una comune reazione di ostilità nei confronti della democrazia e della società industriale, creando una serie di convergenze tra i vari strati del ceto medio che finisce per offrire una vasta base di consenso all’ideologia nazionalsocialista.
La resistibile ascesa di Arturo Ui (1941) è per Bertolt Brecht “un tentativo di spiegare al mondo capitalistico l’ascesa di Hitler situandola in un ambiente ad esso familiare”: sia pure nella forma della parabola e nei toni del grottesco, Brecht mette in guardia contro il gangsterismo politico del nazionalsocialismo, mentre l’epilogo ricorda drammaticamente che “il grembo da cui è nato è ancora fecondo”. E se è un mondo di commercianti quello che circonda il protagonista, è la loro disponibilità al compromesso a consentire l’ascesa – in realtà ‘resistibile’ – del dittatore.
Dieci anni prima, nel 1931, l’austriaco Ödön von Horváth nei suoi ‘drammi popolari’ aveva presentato una società e una realtà richiuse in se stesse (Storie del bosco viennese), apparentemente tagliate fuori dagli avvenimenti storici e incapaci di ipotizzare la catastrofe imminente. La ‘stupidità’ che caratterizza gli ambienti in cui si muovono i personaggi del teatro di Horváth (da Notte all’italiana a Kasimir e Karoline fino a Fede Speranza Carità) è determinata da un atrofizzarsi della consapevolezza degli eventi storici, le cui conseguenze sul piano economico sono invece concretamente tangibili, e dall’illusione di potersi salvare seguendo vie individuali e ignorando le dinamiche politiche complessive. “Tutto vacilla. Non c’è più niente di sicuro. Siamo maturi per il diluvio”, questa l’amara considerazione di uno dei personaggi delle Storie del bosco viennese.
Nel Tamburo di latta (1959) di Günter Grass è di nuovo il mondo dei commercianti e dei piccoli borghesi ad essere colto in tutta la sua falsità e in tutta la sua vigliaccheria e a cedere al potere suggestivo esercitato dal grande dittatore, mentre chi non si adegua al sistema è il deforme Oskar Matzerath, segnato anche fisicamente dalla sua diversità. Anche in questo caso la macrostoria tedesca è ripercorsa in tutta la sua drammaticità attraverso la prospettiva della microstoria, attraverso i comportamenti e i cedimenti dei piccoli borghesi.
La letteratura – e il romanzo di Grass lo fa attribuendo una decisa centralità a questo tema e a queste figure – registra così – a volte anticipando le catastrofiche conseguenze, come nel caso di Horváth – il ruolo del ceto medio nell’ascesa al potere del nazionalsocialismo.
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