Esordio
letterario per Gnigne, alias Daniele Vaienti, poeta e performer, classe 1984,
nativo di Cesena. La notte passerà senza miracoli pubblicata da Edizioni
del Faro nel 2019 all’interno della Collana “Sonar. Parole e voci” diretta da
Paolo Agrati, si colloca come punto di snodo della sua lunga attività nel
circuito della poetry slam e della recitazione.
Nel
giugno 2017 Vaienti ha fondato insieme ad altri amici Voceversa, gruppo col
quale organizza eventi di poesia. Recentemente ha preso parte alle riprese del
film Never Apply Salt to Attract a Potential Lover girato a Cervia (in
programma la presentazione per luglio 2020).
Quest’opera
prima è una raccolta di testi per lo più autobiografici suddivisi in due
sezioni: una sorta di racconto in cui le poesie sono disposte in ordine
cronologico, seguito da altri versi composti tra il 2012 e il 2019. La
prefazione firmata da Simone Savogin, slammer noto a livello nazionale anche grazie
alla sua partecipazione a Italia’s got talent, segna il passo tra linguaggio e
metalinguaggio. Qui scrivere è quantomai un atto rituale che si compie su un
doppio versante, interiore e pubblico. Una poesia che in ogni sua sfaccettatura
mima la catarsi teatrale, e di quella immaginazione esternata si nutre per materializzare
l’utopia, intonando il cambiamento possibile.
(Di
Claudia Ciardi)
La
notte passerà senza miracoli di Daniele Vaienti
(Edizioni del Faro 2019) è un libro d’esordio, dalla libera e smaniosa tenacia
descrittiva in un andamento sonoro che emana le sue radici nella misura
tagliente e drammatica dell’umanità celebrata come «un gruppo di bambini all’angolo
della strada che parlano della fine del mondo» (Jack Kerouac). I versi
ricercano l’esistenza della familiarità e si riappropriano delle espressioni
private, quotidiane e semplici, comuni alle confessioni emotive che rivelano il
rifugio consolatorio di ogni esperienza ideologica e pratica, tangibile e
autobiografica. La diffusione della poesia è la magnetica registrazione
esistenziale incisa su materiale resistente all’usura del tempo. La
deformazione di visioni concrete e carnali, (una foto, le sigarette, l’autunno)
permette di immaginare una licenza onirica e reale, in cui la vita è il
passaggio comunicativo di ciò che si scrive con passione e per la propria
felicità. La scrittura ipnotica e confidenziale di Daniele Vaienti è una
benevolenza dell’ebbrezza nella padronanza di un vissuto in cui la tecnica ed
il ritmo serrato ed incisivo decantano un’autonomia sentimentale che tormenta
le imprevedibilità e le contraddittorietà degli affetti, gli ostacoli della
disperazione nella loro profondità allusiva. L’intensità scritta oltre i versi
segue il distacco dalla poetica convenzionale e si nutre dell’improvvisazione
letteraria coinvolgendo i simboli emotivi del magico vortice teatrale,
compagno, in ogni commento, delle risorse emotive del poeta. Il poeta esiste
nell’istantaneo presente liberando l’agguato della nostalgia e del ricordo
nelle vibrazioni svincolate dei sentimenti. I testi catturano l’inviolabilità
dell’amore, contro l’inevitabile sconfitta del mondo e la lacerazione delle sue
costrizioni ed esortano alla necessità di una nuova concezione di beatitudine,
di salvezza verso il richiamo alla vita autentica e alla complicità dell’istante.
La scoperta di se stessi, del pensiero assolto dai pregiudizi, dei valori
umani, della coscienza collettiva è la meta di una compiuta affinità poetica
con il viaggio individuale verso un’assegnazione alla speranza. L’esigenza
artistica nasce da un desiderio di libertà di espressione, di dinamismo vitale
e indagando nel senso del bene comprende l’universalità dei contenuti e la
ricerca intima del tutto.
(Di Rita
Bompadre - Centro di Lettura “Arturo Piatti”)
*
Testi scelti da Rita Bompadre
Nient’altro
Si
tratta di imparare
l’esistere
senza
la pretesa
d’essere.
Accadere,
attenti
a
non cadere.
Quel
silenzio
Sparo
sorrisi a salve
contando
i treni
persi
e da perdere
per
riuscire a scordare
quella
voce che assente
alza
di una tacca
il
volume del silenzio.
Autunno
Cosa
me ne dovrei fare
di
questo autunno
bagnato
che
fa paura
tutto
sbagliato
come
la mia punteggiatura
questo
autunno
che
ha tolto il sorriso alla città
che
ci si abbraccia per necessità
ché
fuori fa freddo
e
dentro
non
si può fumare.
Ecco
di
questo autunno
cosa
me ne dovrei fare?
La
foto
Conservo
una foto di noi sui polpastrelli
tu
che mi saluti, mi abbracci e dici:
“torna
a trovarci”.
TrovarCi
Ti
nascondi dietro un plurale
di
gente che non importa.
Io
codardo
più di te
capisco
non
dico niente
conservo
la foto.
Occhi
chiusi
A
volte
quando
chiudo gli occhi
capita
che
poi non vedo niente
e
fa paura.
Ci
sono sogni mancati
e
sogni mancanti.
La
differenza è enorme,
credimi.
Libro:
Daniele Vaienti, La notte passerà senza miracoli, Edizioni del Faro, 2019
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