E. L. Kirchner, Davos in estate, 1925
Ultimi
giorni per poter visitare la mostra “Kirchner a Davos” presso i raffinati
locali della Fondazione Hermann Geiger di Cecina (Livorno). Un’interessante
esposizione volta ad approfondire il periodo svizzero del celebre artista
tedesco, Ernst Ludwig Kirchner (Aschaffenburg in Baviera, 1880 – Davos, 1938), fondatore
della Brücke, tassello essenziale dell’espressionismo, organizzata grazie al
sostegno del Kirchner Museum di Davos.
Architetto
di formazione a Dresda, poi frequentatore per un semestre della classe di
pittura a Monaco di Baviera (1903-1904), Kirchner volle da subito inseguire il
proprio sogno di artista libero e fuori dagli schemi. La prima guerra mondiale determinò una brusca interruzione alle sue aspettative e anche alla pulsante idea di
bellezza e riscatto con cui aveva guardato la vita fino ad allora. Partito
volontario per il fronte, nel settembre 1915 venne mandato in congedo
temporaneo per malattia mentale, quindi ricoverato nel sanatorio di Königstein
im Taunus con una diagnosi di alcolismo e assuefazione a sonniferi e morfina.
Dal gennaio 1917 ebbe inizio il suo soggiorno a Davos. Pensando di restarvi
solo il tempo necessario per recuperare la propria condizione psico-fisica,
così fortemente compromessa dai traumi subiti al fronte, vi si trattenne per un
ventennio, inaugurando una fase alquanto diversa ma non meno feconda nella
propria ricerca artistica. Il critico olandese Herman Poort definì non a caso
la presenza di Kirchner sulle Alpi svizzere «il miracolo della rinascita»,
tanto la vicinanza al paesaggio di montagna e i ritmi della vita contadina in valle
giovarono alla riconciliazione del pittore con se stesso e il mondo. Fu un
equilibrio fragilissimo che tuttavia gli permise di esprimere il suo talento
ancora a lungo, nonostante non potesse lasciarsi completamente alle spalle le
difficoltà e, nell’ultimo scorcio della sua esistenza, i foschi rovesci della
madrepatria.
Nell’idillio di Davos, stazione turistica tra le più ambite negli anni Venti del
Novecento, scelta da Thomas Mann per ambientarvi il suo capolavoro La montagna incantata, dove peraltro non
vengono lesinate critiche alle consuetudini del sanatorio, tra cime statuarie e
avveniristiche costruzioni firmate dall’architetto Rudolf Gaberel, innamorato
degli spazi inondati dalla luce diurna, Kirchner si aggirava come una presenza
sui generis, registrando tutto ma anche mettendo tutto in discussione, come
aveva sempre fatto fin dai tempi della vita in metropoli.
Le
tele e le xilografie esposte in questa preziosa rassegna toscana sono percorse
da un simile contrasto che però non sfocia in dissonanze né smarrisce in nessun
momento la chiarezza della propria formula narrativa. Da una parte l’atmosfera
frivola e consumistica del turismo invernale, dall’altra il silenzio delle
valli col le cuspidi alpine eternamente veglianti sul tempo e lo spazio. Anche
quando Kirchner procede a una resa se vogliamo più quotidiana e consueta dei
luoghi – il paese, la strada di valle, la passeggiata dei villeggianti – non
viene meno il riferimento al primitivismo di natura verso cui così tanto si era sentito trascinato negli anni spesi nel Cantone dei Grigioni; il Tinzenhorn,
ad esempio, è sempre là in fondo, ammiccante, onirico, fatato. Anche in una tela
di orientalismo spiazzante e quasi astratto come la Scena del balcone (1935).
Per
l’importanza dei pezzi esposti e la cura mostrata nella loro presentazione, questo
evento si candida a essere uno dei migliori su Kirchner organizzati a livello
nazionale.
(Di
Claudia Ciardi)
E. L. Kirchner, Balkonszene, 1935
La mostra:
Presso Fondazione Hermann Geiger
Aperto tutti i giorni fino al 15 ottobre
dalle 16:00 alle 20:00
Ingresso libero
Ingresso libero
Nessun commento:
Posta un commento