È
una galassia in espansione, un organismo diffuso in tutta la città, articolato
in stanze, fabbriche dismesse, chioschi a bordo strada.
Dal centro alla periferia con l’intenzione di portare l’arte in mezzo alle
persone, di farne un elemento unitario, di coesione sociale e nuove
progettualità urbane. Anche in luoghi difficili, dove si auspica un
potenziamento del trasporto pubblico e sostenibile, dove ai lati delle grandi
arterie di traffico a scorrimento veloce, addentrandosi per pochi passi nelle
vie traverse, ci si imbatte in energie inaspettate, in aree strappate alla
velocità, all’anonimato dei ritmi metropolitani. Un insieme di reti creative
per innescare ricadute sulle dinamiche di aggregazione, artistica e non solo.
Torino si sta configurando come un nodo rilevante fra queste maglie, sta anzi
assumendo un ruolo da apripista, perché le iniziative messe in campo quest’anno
con Fo.To 2019, progetto del Museo Ettore Fico, sono davvero molte e
coinvolgono un numero elevatissimo di spazi. Galleristi, giovani collettivi,
salotti storici al fianco di ambienti nuovi, dalle realtà più consolidate del
panorama culturale a operatori esordienti, armati di entusiasmo e spirito
d’impresa, tutti stanno facendo massa critica intorno a un’idea: avvicinare le
persone, incentivare un processo di partecipazione ampio nel segno di un
ritorno all’arte condivisa, meccanismo base per attrarre e consolidare le
risorse umane e culturali latenti in una società. Se si sfoglia il libro-guida,
un grazioso atlante tascabile che vi accompagnerà lungo le rotte della
metropolitana e dei tram, prendono vita angoli impensati della città che
promettono incontri fuori dai canoni, immersioni in percorsi fotografici non
scontati, archivi d’immagini che hanno ritrovato una collocazione espositiva
dopo un periodo di oblio o microcosmi scelti per il battesimo di giovani
maestri.
La
proposta è estremamente varia e raffinata, il livello del materiale presentato
al pubblico alto e stimolante. L’impressione che se ne trae aggirandosi per le
sale, osservando, setacciando ritratti e vedute, chiacchierando con i gestori,
è quella di essere all’inizio di qualcosa. Sta prendendo forma una città
dell’arte e per l’arte all’interno dell’area metropolitana, parallela ai
circuiti istituzionali su cui maggiormente finora si è focalizzata
l’attenzione, un arcipelago esteso e magmatico che ha appena iniziato a
rilasciare le proprie cariche potenziali. Figura geometrica irregolare,
multicentrica, talora mimetizzata, indiscutibilmente investita dal fermento.
Lungo
le sue diagonali s’incrocia ad esempio in Via Cervino la bella avventura di
Gagliardi e Domke, una galleria che fa convergere le metafisiche creazioni di
Fabio Viale, scultore con solidissime basi classiche, una serie di dodici
vedute di Roma in bianco e nero del noto fotografo tedesco Thomas Struth, con
le macchine di Paolo Fogliati, paladino dell’arte povera, disegnatore e
costruttore di congegni irripetibili, vera e propria meccanica
dell’immaginazione, nonché progettista di opere a dimensione ambientale con cui
sognava di aprire brecce fantastiche nella regolarità alienante del panorama cittadino.
Poche vie più avanti, scendendo lungo Corso Vercelli c’è poi la scatola di
Edicolarte, una specie di bozzolo smarrito negli ingorghi periferici.
Provocazione leggibile anche come esempio di riutilizzo virtuoso di uno spazio
in abbandono; le saracinesche di un vecchio chiosco di giornali sono tappezzate
di foto d’artista.
E
poi ancora si segnala alla Fondazione Bottari Lattes, fino al 15 giugno,
un’appendice poetica di Michele Pellegrino, il grande narratore delle Langhe,
protagonista già lo scorso anno della retrospettiva ospitata al San Francesco
di Cuneo. Nelle due eleganti salette di Via della Rocca è esposto un piccolo
campionario incentrato sul ritratto umano, uno dei grandi filoni percorsi dal
maestro insieme al paesaggio e agli oggetti d’uso, arredi, stoviglie, ricami,
soprammobili, fiochi eppure potenti riverberi del vivere. Divulgato in un
cospicuo catalogo edito da Skira, dove Enzo Biffi Gentili definisce la sua fotografia «un prometeico mondo di rupi già evocato da Pavese», questa occasione
torinese ci permette di tornare sulle tracce di un notevole interprete
contemporaneo che non a caso è parte essenziale del Cuneo gotico, uno dei più
originali e vivaci progetti di cultura attualmente sostenuti in Piemonte.
In
finale, ma non per importanza, cito il centro di Camera, duemila metri quadrati
di spazio espositivo per la fotografia in Via delle Rosine, un polo
multifunzionale dove prendono vita grandi mostre e incontri a tema, uno dei
templi assoluti al servizio di professionisti e appassionati della materia.
(Di
Claudia Ciardi)
*Foto di Claudia Ciardi accompagnate da materiale a stampa messo a disposizione dalle gallerie
Da Gagliardi e Domke
Via Cervino, 16.
Martedì/Venerdì 15,30-19,30 e su appuntamento.
Da Gagliardi e Domke
Edicolarte - Corso Vercelli, 31/A
Fondazione Bottari Lattes, Via della Rocca, 37/B
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