Segnalo il volumetto, a mia cura, edito da Via del Vento, che racchiude alcuni pensieri salienti di Max Klinger, uno dei massimi incisori di fine Ottocento e, in generale, dell’arte moderna. Ingegno eclettico e particolarmente fecondo – nel 1893, a neppure quarant’anni, aveva già portato a termine dodici tra le sue principali raccolte grafiche – Klinger fu non solo maestro indiscusso dell’incisione, ma anche pittore, scultore, pianista, compositore. Ispiratore di Käthe Kollwitz, profondamente ammirato da un Wassily Kandinskij in cerca della sua strada nei giorni tempestosi del periodo monacense, amico di Arnold Böcklin, celebre pittore simbolista con cui condivise larga parte del proprio immaginario e del percorso artistico ad esso legato, sposato alla fascinosa Elsa Asenijeff, modella, musa, poetessa, madre della sua unica figlia, la figura di Klinger sfugge all’avanguardia storica ma deve ritenersi rispetto a questa una pietra angolare, il punto di congiunzione e rottura che ha convogliato i nuovi semi creativi verso la loro prodigiosa fioritura novecentesca.
Pur
aggirandosi sulla riva selvaggia del sogno, dell’erotismo e dell’archetipo
mitologico, il narrare klingeriano non si veste di fraseggi eruditi né scivola
in astrattismi apodittici. Come già ebbe a dire Giorgio de Chirico, altro
grande adepto, tutto in lui è estremamente chiaro, tangibile, reale.
Le
fantasticherie, gli adattamenti delle storie mitiche spesso discordi, quando
non apertamente anarchici, rispetto alla tradizione, peraltro scoprendo un
culto spropositato per Ovidio, precorrono la via surrealista senza tuttavia fare
atto di fede. Klinger presiede a una vasta porzione di quelli che saranno gli
sviluppi dell’arte nel primo Novecento, ma avvicinarlo a una sola di queste correnti
sarebbe togliere forza e completezza al suo cosmo creativo.
In
un panorama bibliografico piuttosto povero – una traduzione integrale un po’
datata del suo unico trattato, Pittura e disegno, e pochi cataloghi, fra i quali uno
molto buono a cura della Triennale Europea dell’Incisione ma funestato da
troppi errori di stampa e di cui sarebbe quindi auspicabile una revisione –
l’opera di Via del Vento ha il merito di raccogliere i passaggi che più illuminano la
visione artistica di questo interprete, in un volumetto che si offre come pratica e agile introduzione a un personaggio sorprendente.
a
cura e con traduzione di Claudia Ciardi,
Via
del Vento edizioni, 2016
Tra le raffinate spigolature bibliografiche di Giorgio Bonomi nella rivista d’arte contemporanea «Titolo», edita da Rubbettino, la segnalazione del mio Max Klinger (numero 14, estate-autunno 2017).
Su «Libero» una bella recensione uscita il 5 febbraio 2017 a firma Mario Bernardi Guardi.