Non
ci si stanca a vederlo e ascoltarlo questo Respiro di Emanuele Crialese, per
me uno dei capolavori del cinema italiano, misto di delicatezza e arcaismo,
straniante immersione di un corpo-paesaggio effuso in una comunità isolana e
nel mare che la culla. Personalità e gesti in sospensione, archetipi fluttuanti
fra sogno, estasi, corsi e ricorsi di una natura ciclica, potente, inarrivabile
che rivendica con forza il suo centro gravitazionale.
Molti
silenzi, ritualmente convertiti in ampi, naufraganti sottintesi, e scandita
quotidiana cadenza di gente che in un solo cenno sa racchiudere amore,
devozione, rispetto, poesia, dolore, turbamento. Questo eros materico,
inesausto, attrattivo, evocato in ogni tono, in ogni singolo sguardo o stacco
sullo spazio, proiezione e al contempo immensa quinta corporale, è il vero
ordinatore e sovvertitore di una trama in ogni istante chiamata a rigenerarsi
nella sua ossessionante fisicità. Un incantesimo da duende, luminoso, accecante
quanto fosco come l’anima mediterranea che lo suscita. Ragazzini che sembrano
idoli scolpiti nella pietra, matrone fattucchiere dagli inconsueti occhi
magnetici e uomini completamente, incondizionatamente intrisi da questa
femminilità erratica, indecifrabile.
Film
colto, posato su un fraseggio leggero, attento a non indugiare nel gioco della
citazione che qui si dà solo in quel modo disinvolto e naturalissimo del
narrare che appartiene a Crialese, scaglie di un dire comune che armonizza le
voci del mare nostrum: la Palestina di Elia Suleiman, le scene di La falaise
del marocchino Fawzi Bensaïdi.
La
musica fiabesca di John Surman, onde sonore disegnate sull’acqua, segue le orme
di queste pulsioni che agitano l’emisfero meridionale, inevitabilmente
scuotendo la compassata terraferma. Una Valeria Golino suprema interpreta il
ruolo di donna ancestrale e soffusa che sente e presente ogni cosa con la
grazia di una dea irrisolta, Penelope fragile e respinta che tuttavia stringe
tra le dita il tessuto emotivo dei suoi conterranei. L’isola, periferia,
mondo a parte per antonomasia, nel mostrarsi a chi l’osserva e la penetra muta
in immenso continente radiale, assoluto generatore di quell’attaccamento
corporeo e onirico, senza soluzione di continuità, che a tutto presiede. L’epica
lampedusana è in questi fotogrammi ridotta a un’ossatura minimalista, sole che
spoglia, stermina, abbatte, rocce a picco sul mare, universo pauroso e franante
ma anche rifugio, caverna-madre in cui ci si risveglia protetti ed è possibile
ritrovarsi. Emblematica l’accensione dei falò in riva al mare, rito catartico
che si completa nella discesa in acqua di tutti i paesani, singolarissima
abluzione corale, incontro con quell’elemento liquido che separa e unisce nella
carne e nello spirito.
(Di
Claudia Ciardi)
Respiro,
un film di Emanuele Crialese. Con Valeria Golino, Vincenzo Amato, Francesco
Casisa, Veronica D’Agostino, Elio Germano. Drammatico, durata 100 min. Italia
2002.
Nessun commento:
Posta un commento