Quando
mi capita di leggere su una carta o in uno scritto i nomi di località e borgate
dei monti di casa, scandendo quelle sillabe mentalmente e recitandole in silenzio quasi fossero una strofa
imparata a memoria, non posso fare a meno di pensare ai loro rimandi letterari. Nomi come Vicopisano, Le Mandrie, Piticco, Romitorio, Novaia, Campo
dei Lupi, Noce, strada dei cipressi e podere Purgatorio, Lugnano, zone Cocomero
e Batillo, Caprona, Castelmaggiore, Tre Colli comportano indiscutibilmente un’evocazione
poetica. Scendendo nella golena dell’Arno, all’altezza di San Sisto e poi
ancora verso Badia vecchia, cattedrale primitiva scagliata come nudo sasso tra
l’argine e i campi, s’incontra un paesaggio dimenticato, simile a certi sogni
che vorrebbero indicarci qualcosa ma svaniscono prima di essersi rivelati del
tutto. E la sera, quei rintocchi lontani che si alzano lungo i sentieri,
frugando nella chioma dei cipressi che da cento o più anni fanno la guardia
alle sepolture, quei suoni che visitano le poche case di abitati dai nomi
strani, perfino più strani dei paesi sul monte (Piastroni, Montione, Pettori,
Zambra), la voce lenta che viene da quelle pietre così capaci di un’armonia antica
e dolce e piena di premura recano intatta a chi lo conosce l’immagine del luogo
e a chi non lo conosce una visione tanto intensa da fargli pensare di esservi
già stato.
I miei scatti, le mie camminate si lasciano orientare dalle Alpi Apuane che abbracciano la piana pisana nelle aree golenali. A destra i Monti Pisani, arrotondati e coperti di un verde cupo, quasi blu, che contende la scena all’azzurro violaceo delle Alpi. Quel verde che in primavera diviene luminoso, a tratti perfino squillante, quando i castagni mettono le foglie nuove. Qui l’intera corona dei monti sembra toccarsi, un nastro di cime e sontuose scale cromatiche che si snoda per tutte le campagne fino in Versilia. Qui il mio sguardo posa e riposa e tutto dentro me entra in risonanza.
(Di
Claudia Ciardi)
*In queste fragili testimonianze affidate ai miei appunti, ai segni di qualche matita il pensiero va alla montagna ferita nel disastroso incendio di settembre e, purtroppo, in un altrettanto sciagurato rogo invernale appiccato accidentalmente da un vecchio contadino che si è messo a bruciare sterpaglie in un pomeriggio di vento molto forte. Fa male a guardarla la montagna, così, orfana del suo bosco, spogliata oltre ogni limite, se limite c'è al dolo e all'incuria.
La danza delle montagne (I) - Lapis e tutta mina - febbraio 2019
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La Pania innevata dalla golena dell'Arno - Uno schizzo - febbraio 2019
La Pania innevata dalla golena dell'Arno - Lapis e sanguigne - febbraio 2019
La Pania innevata dalla golena dell'Arno - febbraio 2019
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La golena - Apuane e Monti Pisani - luglio 2018
Le Alpi Apuane dalla golena - luglio 2018
Le Alpi Apuane da Carrara - 19 febbraio 2019
*Foto di Claudia Ciardi ©
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