All'ingresso del Lenbachhaus
In
una tappa a Monaco di Baviera non si può omettere una visita al Lenbachhaus
in Luisenstraße, uno dei santuari dell’arte contemporanea tedesca. Luogo che
racchiude una memoria storica della vita culturale monacense, la sua origine si
deve al pittore Franz von Lenbach (1836-1904), cui è intitolato. Sua residenza,
questa graziosa villa è stata donata alla città di Monaco dalla moglie Lola nel
1924, insieme agli arredi e alle opere che vi erano state raccolte nel
corso della fruttuosa carriera del marito. Dopo un lungo soggiorno in Italia e
lo studio approfondito della tecnica di Tiziano, Rubens e Rembrandt, Lenbach si
impose come ritrattista della borghesia cittadina del proprio tempo, ricevendo
committenze importanti. A sua firma, tra gli altri, un bel quadro che cattura
una Katia Pringsheim, la futura moglie di Thomas Mann, ancora bambina (1892).
Aperta al pubblico nel 1929, la villa-museo subì danni piuttosto ingenti nel
corso delle offensive della seconda guerra mondiale. Tuttavia, i quadri messi
in salvo precedentemente furono risparmiati e il complesso, ristrutturato e
ammodernato, venne riaperto nel ’47, imponendosi da quel momento in poi, grazie
alle successive acquisizioni, come centro di rilevanza internazionale – fondamentale
il fondo messo a disposizione nel ’57 da Gabriele Münter (1867-1962), prima compagna di
Kandinskij.
Di
recente la galleria è stata nuovamente oggetto di restauri a cura
dell’architetto Norman Foster, dal 2009 al 2013, periodo di forzata chiusura, ritrovando quindi il suo splendore e la completezza delle sue collezioni. Le opere del Blaue Reiter, nucleo vitale di questo
polo espositivo, date in prestito per una grande mostra su Klee e Kandinskij
organizzata in Svizzera, sono infatti rientrate nella sede originaria
all’inizio di quest’anno. L’evento è stato festeggiato da una serie di
iniziative a tema, tra cui la grande mostra Ansichten
des 19. Jahrhunderts, celebrazione del ritratto umano e paesaggistico in quello strano scorcio di fine Ottocento che avrebbe voluto
svincolarsi dai canoni classici, dalla “maniera impressionista” e dal realismo,
ma ancora frenato da non pochi scrupoli in materia di rottura d’avanguardia.
Quest’arte in bilico, che alterna vedute mozzafiato delle Alpi bavaresi, angoli cittadini e immagini sfuocate, perfino torbide, rubate all’interno degli studi
pittorici tra voyerismo e mistero, è tutta volta a un dialogo ideale con le opere dell’avanguardia pura qui presenti, da Delaunay a Jawlensky, Kubin, Macke, von Verefkin, all’epoca già
sdoganate e determinate a ritagliarsi un posto nella nuova storia dell’arte.
In queste stanze si
ha l’occasione di passare in rassegna i bei paesaggi montani di un giovane Kandiskij, annegati in un blu visionario e sognante, perle rare di cui sfugge ogni
traccia o quasi perfino nei cataloghi più blasonati, in accompagnamento alle
sottigliezze di Klee, tra arabeschi acquarellati e prime virate nel suo
ossessivo geometrismo astratto, fino agli esperimenti d’altri compagni di strada
che aderirono alla rivoluzione annunciata da Franz Marc. Per quanto piccola,
tale rassegna costituisce uno spaccato fondamentale se si vuole capire cos’è
stato il Cavaliere azzurro a Monaco e
per cogliere i diversi sentieri creativi imboccati dai giovanissimi ingegni che
vi aderirono.
In
preparazione per ottobre, con l’intento di celebrare i sessant’anni
dall’importante lascito di Gabriele Münter al museo, figura centralissima, come
già detto, della stagione inaugurata da Marc e compagnia, un’altra grande
mostra che vuol rendere omaggio a una tra le più eclettiche e originali
sibille dell’arte di allora.
(Di
Claudia Ciardi)
Catalogo:
Ritratto di Katia Pringsheim ad opera di Franz von Lenbach
Il Lenbachhaus
Il biglietto celebrativo del "ritorno" del Cavaliere Azzurro (2017)
La mostra di prossima inaugurazione sull'opera di Gabriele Münter
* Fotografie di Claudia Ciardi ©
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