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of Hours. Detail. Netherlands 14th cent. Ms Codex 738. Penn Lib.
La
rapidità con cui in Italia vengono istruiti processi alle streghe lascia di
stucco. E la giovane sindaca di Roma in polemica con le eminenze capitoline
difficilmente avrebbe potuto salvarsi. Quella che si è abbattuta sul
Campidoglio nelle ultime ore somiglia sempre più a una bufera in un bicchier
d’acqua. Purtroppo la mezza brutta figura resta, anche a causa di una linea non
sufficientemente discussa all’interno del Movimento. Io credo che questa donna non
manchi affatto di carattere, solo che risulta compressa da molti fattori
interni al proprio schieramento di appartenenza ed esterni, perché le questioni
cui bisogna far fronte peggiorano ogni giorno e chi vi si addentra va senza equipaggiamento
né protezioni in un campo minato. E una tale vicenda a me sembra non solo ben
rappresentare le difficoltà che hanno le italiane più giovani, oggi, a imporsi
e contribuire a un progetto con le proprie idee – non ne è garanzia a quanto
pare neppure una carica politica di alto livello – ma riflette ancor più lo
stallo generazionale del paese, cioè della cittadinanza più giovane, tutta, che
percepisce su di sé le conseguenze di un simile immobilismo e non trova
risposte alle sue necessità.
Detto
ciò, stonano non poco certi paginoni d’apertura televisivi e non che vanno
avanti a colpi di dichiarazioni e controdichiarazioni. Mi infastidisce ancor
più l’impronta riduttiva con cui i fatti vengono analizzati, una tendenza che
non riguarda solo le baruffe di partito. Su un versante c’è il sensazionalismo
antropofago che si autoalimenta e sull’altro, dicasi profondità di analisi, il
nulla o giù di lì. Ma puntualmente ognuno confessa di voler fare chiarezza,
cosa impossibile a caldo, nel rincorrersi delle voci da un corridoio all’altro.
Bisogna darsi un minimo di tempo; diamo tempo a chi è investito dal presunto
scandalo di capire e rimediare, se come pare, si tratta di cose rimediabili.
Cinque
milioni di persone che ogni mattina si alzano, avviandosi alle loro attività:
benvenuti nella metropoli. Sradicare il malaffare, si capisce, richiederà molte
energie; risolvere disservizi e corruttele di un ambiente così complesso non sarà
certo il risultato di una giunta.
Per
questo non rido delle difficoltà in casa d’altri. Se in un luogo tentacolare e
ingestibile, a detta degli stessi romani, dove i problemi sono diventati
disastri “il periodo in prova” di un’amministrazione fuori dagli schemi si
traduce in un’ennesima battuta d’arresto, mi preoccupo non poco. Non solo per
le sorti di Roma ma anche per il resto del paese. Chi si illude di intercettare
l’eventuale diaspora di voti cinque stelle – tutta da vedere – in una specie di
reflusso ex contrario, appunto si illude.
Semmai resterà solo una scappatoia a esprimere la disaffezione per la politica
di ogni colore, già peraltro ampiamente sperimentata nelle più recenti tornate
elettorali, l’astensionismo.
Non
rido del luogo comune scodellato da mesi, “se questi sono incapaci a livello
locale, figuriamoci in cabina di regia” – per non parlare di una
fastidiosissima contrapposizione tra locale e nazionale imperante nelle letture
politiche degli ultimi mesi. Una sconfitta locale non avrebbe a che vedere con
le dinamiche nazionali. Che strano, evidentemente i cittadini-elettori in
quell’attimo si imbattono nel ponte Einstein-Rosenberg e compiono un salto di
dimensione, votano e al contempo vanno altrove. La stessa signora Merkel sembra
caduta in trappola, qualche giorno fa. Salto dimensionale anche per lei. Il
Meclemburgo all’estrema destra? Roba locale. Eh sì, ma a forza di localismi si
fa un bel brodo nazionalista.
Insomma
mi preoccuperei più dell’estremismo che soffia da tutte le parti, portato in
gloria inevitabilmente dalla stagnazione economica, cercherei di dare spazio ai
problemi che zavorrano le banche, proverei ad analizzare meglio i dati sulla
crescita zero in Italia e quelli assai deludenti relativi al manifatturiero tedesco
– ancora locomotiva d’Europa? E in caso vogliamo vedere che tipo di carburate
c’è in questa locomotiva? – tutto farei, anziché elucubrare sugli addentellati
di un assessore con un noto studio legale. O sulle presunte ombre della destra
romana intorno alla giunta Raggi.
Vorrei
ricordare che Tsipras in Grecia ha scelto di governare insieme ai greci
indipendenti di Kammenos, politico anti euro con inclinazioni fasciste. Lecita
indignazione degli eredi della resistenza greca, ripeto lecita e
comprensibilissima. Dopodiché esiste l’opportunità politica e la buonafede di
Tsipras, secondo me mai scalfita, neppure dalla notte degli accordi con il Gotha
Ue né dall’inizio del percorso di riforme “come Bruxelles vuole”. L’alleanza
con To Potami, suggerita in maniera
poco elegante, per usare un eufemismo, da Schulz avrebbe creato continui
strappi interni alla coalizione, mentre il leader
di Syriza necessitava di creare un
fronte allineato su posizioni anti austerity, augurandosi un po’ più di
solidarietà tra i popoli europei, di fatto mai venuta. Aggiungo anche che trovo
ben grave usare i nomi della resistenza e i nomi di grandi statisti del passato
per far passare delle strategie di partito contrarie all’interesse e al bene
collettivo. In quest’ottica mi scandalizza molto meno l’alleanza con
personalità ritenute ideologicamente scomode ma che mostrano convinzione e
coerenza sul piano delle istanze di cui si fanno promotrici. E magari, nei
confronti della Grecia, vediamo di essere un pochino meno smemorati, parliamo delle
conseguenze sociali di un cammino tortuoso, e di fatto inconcludente, imposto
dall’esterno per rimettere i conti in ordine, invece di ripescarla dal cilindro
solo quando si tratta di spread e
rampogne sul debito.
Ritengo
che quando uno schieramento incontra degli ostacoli e avvia una discussione
interna ciò non sia sintomo di debolezza e corruzione ma, al contrario, di
rifiuto di quelle logiche messe in circolo da una galassia del potere abituato
a forzature, a oliare il meccanismo per vie traverse, al “lo sappiamo noi cosa
sia meglio per voi”. Da qui si arriva alla crescente insofferenza mostrata da
non pochi onorevoli della repubblica per l’esercizio della democrazia diretta,
principalmente del diritto di voto. Non mi spiego in maniera
diversa tanta euforia; pare che l’idea dell’astensionismo che cresce sia il
premio di consolazione cui si aggrappa certa vecchia politica. Troppi ormai
sono gli anni trascorsi fra governi d’emergenza, governi di scopo, governi
tecnici. Postulando che tutto fosse andato per il meglio sempre si sarebbe dovuto tener conto di un’opinione pubblica quantomeno irritata da questo modo
di procedere. Preferisco avere a che fare con soggetti che mostrano qualche
incertezza e vanno incontro a degli intoppi, prima di quanti si muovono nei
palazzi con una disinvoltura che talora scopre ben altre sponde. Insomma,
stando alle circostanze, come raggiro questo dei Cinque stelle sembrerebbe piuttosto
improvvido.
Si
capisce infine che coloro che hanno posizioni consolidate nel paese, per la
maggior parte le generazioni più avanti negli anni e solo una parte
infinitesima di giovani spinti a vario titolo su effimere corsie preferenziali,
non voglia mettere in discussione quasi nulla. In virtù del posto che occupano o
hanno occupato non possono che essere conservatori. Anche in tanta
intellighenzia, che pure rispetto, sento insinuarsi troppo spesso un pensiero
secondo me altrettanto pericoloso. Meglio andar così, meglio il meno peggio
perché il resto non si sa. Il che mi pare un modo piuttosto insoddisfacente di affrontare
le cose, un ragionare a braccetto con una riserva mentale oscillante tra beata
indifferenza che si crede illuminata e bieco egoismo. Mentre quel che le
persone si aspettano ora è vedersi coinvolte e avere la percezione che si fanno
passi concreti verso di loro.
(Di
Claudia Ciardi)
Manuscript miniature (France), XIII Century
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